Non c’è che dire, Viperetta è stata proprio fortunata ad assaggiare quel nettare lunare zuccheroso e lattiginoso. Un sorso e puff, è volata sulla luna trascinata dai suoi capricci, degli omini piccoli e con le orecchie a punta che la punzecchiano a suon di rime:
O bimba terribile,
cattiva, irascibile,
o bimba lunatica,
scortese, antipatica!
I tuoi Capriccetti
Ti fanno i dispetti:
i nani Capricci
ti tirano i ricci!
Et voilà Viperetta Rini, 5 anni, cattivissima. Forse per via di due genitori sempre di pessimo umore e in disaccordo tra loro, forse per via di un colpo di luna che le ha causato una macchia bianca sulla fronte, la bimba ha un caratteraccio. La gentilezza le è ignota e le sue parole preferite sono:
No, va’ via, brutta rana, stupida, cattiva, villana.
Non fa altro che strillare dalla mattina alla sera: solo Caterinella, bambinaia sorda e un po’ tonta, può sopportare le sue grida strazianti. Nemmeno la frequentazione con i figli educatissimi dei Ghingheri e dei Gangheri, specchio di quella “buona società” del tempo ritratta con acuta ironia da Rubino (così come da Vamba nel Giornalino di Gian Burrasca), riuscirà a correggere un po’ le sue brusche maniere…. Finché una sera accade l’impossibile: Viperetta parte per la luna e lì, in un mondo capovolto, vivrà esperienze ed incontri che, alla stregua di quel che avviene nel più classico dei romanzi di formazione, la trasformeranno profondamente, tanto da farla diventare alla fine una bambina ammodo.
Le “avventure lunatiche” di questa insolente, cocciuta e a volte diabolica monella “professoressa di lingua", ce le racconta, nel 1919, un grande autore e illustratore del Corriere dei Piccoli, Antonio Rubino.
Con la sua penna raffinata e i suoi disegni, Rubino ha creato un’opera grafica, composta, oltre che di testo, di vignette stilizzate e simboliche dall’essenziale segno blu e di esplosive tavole a colori, curate nei minimi dettagli e fortemente influenzate dall’estetica liberty del primo 900. Le parole e le immagini del libro dialogano tra loro in un elegante equilibrio, dal quale nasce, come ha detto Calvino, "un catalogo di emblemi", un insieme di punti di vista curiosi e di significati misteriosi, non sempre facili da decifrare.
Scrive Antonio Faeti, uno dei massimi esperti di letteratura per l’infanzia:
"Come Peter Pan, Rubino guarda la realtà con l’impartecipe perfidia dell’occhio infantile. Questo sembra essere il debito maggiore che egli ha contratto con l’Art Nouveau: la possibilità di celare, sotto la quieta e coloratissima bonomia dei suoi pupazzi, un fondo di sottile cattiveria, un insinuante riflesso di quel sedimento favolistico, fatto di streghe buttate nel forno, di vecchi e deformi, derisi e umiliati, che sempre accompagna letterariamente l’infanzia".
Un anno fa la casa editrice Scalpendi di Milano ha prodotto una bellissima ristampa anastatica dell’edizione Vitagliano del 1919, affiancandola a un secondo volume, curato da Martino Negri, che ricostruisce la storia del romanzo e l’idea di testualità che vi soggiace, analizzando la formazione di Rubino e l’immaginario lunare dell’inizio del secolo, il cui fascino simbolico ha influenzato moltissimi artisti e scrittori, da Méliès a Calvino, da Baudelaire a Marinetti. "Il ciclo lunare – scrive Negri – nelle sue fasi di crescita, pieno splendore, graduale assottigliamento, scomparsa e riapparizione, è sempre stato associato dagli uomini ai processi che presiedono allo sviluppo della vita, vegetale e animale, e alle sue trasformazioni incessanti: visibile epifania di una temporalità ciclica in cui la morte non è intesa come ineluttabile punto d'arrivo, ma come sempre rinnovato principio. (…) Tale carattere doppio, ambiguo dell'immaginario legato all'astro della notte ricorre anche nell'opera di Rubino".
Cosa accade dunque a Viperetta quando i suoi Capricci la fanno atterrare sulla Luna, "nel bel mezzo d'un'immensa pianura simile ad un mare"? Lo vedremo al prossimo appuntamento con Monelli!