Viaggiando con i cantastorie è la rubrica a cura dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Edmondo De Magistris” di San Nicolò Gerrei in provincia di Cagliari. Il nostro istituto comprende le scuole di Armungia, paese natale di Emilio Lussu, Ballao bagnato dal placido Flumendosa, Goni e i suoi menhir, San Basilio dove potrete ammirare i resti delle terme romane, San Nicolò Gerrei con i suoi meravigliosi scorci, Sant’Andrea Frius all’ombra dei mandorleti, Silius protetto dal suo splendido castello medioevale e Villasalto, un suggestivo borgo minerario.
L’appuntamento di oggi è dedicato alla leggenda di Sant’Antonio Abate e su Foghidoni (fuoco). In Sardegna a metà gennaio si festeggia Sant’ Antonio Abate con un grande fuoco intorno al quale il paese si riunisce per ballare e cantare. Le origini della festa sono pagane ma, come è consuetudine, si è sovrapposta la religione cristiana, così è nata la leggenda di Sant ‘Antonio Abate. Il falò è benedetto dal sacerdote e, quando si sta spegnendo, le persone prendono i tizzoni neri di fuliggine per accarezzare il viso dei vicini, in segno di buono augurio.
La leggenda di Sant’Antonio Abate
(Su foghidoni)
Un giorno Sant’Antonio andò nell’Inferno, per vedere come si comportavano le persone laggiù. Prese con sé un bastone di ferula. La ferula (pianta di finocchio selvatico) all’interno è spugnosa, quindi il fuoco si propaga senza che nessuno se ne accorga. Arrivato ad un masso sbatté tre volte il bastone facendo suonare un campanellino che stava sulla sua sommità; il masso si spaccò in due scoprendo il fuoco dell’Inferno e facendo rimanere di stucco Sant’Antonio, a cui non piacque il posto, così decise di andarsene, ma per farlo dovette lottare con i diavoli perché questi volevano la sua anima. Allora sbatte il bastone facendo risuonare il campanellino per tre volte, il Santo così uscì ed andò di nuovo dal suo popolo. Alla sera si accorse che il bastone fumava, infatti per sbaglio lo aveva poggiato nella brace ardente, lo guardò e vide il fuoco. Allora raccolse della legna, la fece ardere e diede il fuoco anche al suo popolo, facendosi promettere di tenerlo sempre vivo. E da quel giorno tutto il suo popolo per ringraziarlo fece il falò in suo onore per ricordare lo scontro tra Sant‘Antonio e i diavoli. Ancora oggi le persone si riempiono la faccia di fuliggine; da qui l’usanza di chiamare questa pratica “is trempas”.
Lorenzo Congiu 2ªA, S. Nicolò Gerrei