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Vado per mare, vado per terra

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Matteo, Marco, Luca e Giovanni

Scacciate dal mio letto tutti gli affanni.

Prima di mettermi a dormire

Do la mia anima a Cristo da custodire,

Quattro angoli del mio letto,

Quattro angeli in un gruppo perfetto,

Due alla testa, due ai piedi

E quattro per portarmi al momento dei congedi.

Vado per terra, vado per mare

Il Signore mi ha voluto plasmare.

Se il pericolo mi raggiungerà,

Il dolce Gesù Crsito me ne libererà.

Io sono il fiore, Lui il ramo

Prego Dio di darmi una mano,

E se nel sonno la notte mi porta via

Cristo, ti prego, prendi l’anima mia.

Si apre con una tradizionale preghiera inglese della sera Vado per mare, vado per terra, di P.L. Travers, pubblicato per la prima volta in Italia da BUR Ragazzi e tradotto da Marta Barone. Dalla preghiera è tratto il titolo del romanzo e, seguendo il titolo, il libro si divide in due parti: Vado per mare e Vado per terra, appunto.

Il mare è lo sconfinato oceano Atlantico, quando attraversarlo richiedeva un lungo viaggio, ancora più lungo con il timore di imbattersi in sommergibili tedeschi e con il pensiero della propria famiglia lontana (e non al sicuro).

Sabrina Lind ha undici anni e tre mesi, è lei a raccontarci tutto da quando comincia a scrivere un diario perché, con suo fratello minore James (di quasi nove anni), sta per andare in America per colpa della guerra.

Perché un diario? Per non dimenticare.

“Ci scriverò tutto perché può darsi che saremo tanto cresciuti quando torniamo che non ricorderò niente se non lo faccio”.

All’inizio i genitori di Sabrina pensavano che a casa loro, nel Sussex, sarebbero stati tutti al sicuro:

“Papà ha detto che la nostra casa, che si chiama Thornfield (proprio come il villaggio), esiste da più di novecento anni ed è vecchia abbastanza per prendersi cura di se stessa e probabilmente rimarrà in piedi qualsiasi cosa succeda. Inoltre, dato che intorno non c’è altro altro che campi e fattorie, nessuno ci lancerebbe bombe sopra perché non è un obiettivo militare”.

La guerra invece va contro qualsiasi previsione, seppur dettata dal buon senso, e quando i bombardamenti arrivano poco distanti dalla loro casa, in gran fretta vengono fatti tutti i preparativi per la partenza di Sabrina e James, mentre la madre rimarrà in Inghilterra e il padre è stato nel frattempo chiamato nell’Air Force.

I due ragazzi non viaggeranno da soli, con loro ci sarà anche Pel, un’amica di famiglia, con il suo bambino, nato da poco, Romulus. Pel è una scrittrice, è una donna forte e positiva (“Stare con lei ti fa venire voglia di ridere e ballare, e allo stesso tempo sai che è qualcuno che ci sarà sempre, ed è una sensazione confortante”).

Oltre alle valigie e a dieci sterline (il massimo che si poteva portare in viaggio), il padre saluta i figli con delle parole da ricordare che li accompagneranno anche nei momenti più difficili:

“… ci sono due cose che sono più importanti di tutte le altre: amore e coraggio”.

Saranno molto forti e coraggiosi, Sabrina e James, ma sono comunque dei bambini, lontani dai genitori, in una realtà nuova, pur avendo la fortuna di essere ospitati da una famiglia (quella di un’amica della madre, zia Harriet) accogliente e affettuosa. Il pensiero va sempre alle notizie che giungono dall’Inghilterra e in alcuni momenti, come il giorno del compleanno di James, la nostalgia brucia un po’ di più.

Sabrina, è una brava sorella maggiore, conosce bene il fratello e sa che quando è particolarmente spavaldo vuol dire che ha particolarmente paura. Attraverso gli occhi di Sabrina attraversiamo l’oceano e scopriamo l’America, una nuova scuola, nuovi amici, incontri che fanno sperare nell’umanità anche nei momenti più bui.

Pamela Lyndon Travers (pseudonimo di Helen Lyndon Goff), la cui fama è legata soprattutto al romanzo Mary Poppins pubblicato nel 1934 e portato sullo schermo da Walt Disney nel 1964, era nata in Australia nel 1899, da qui emigrò a Londra nel 1924 e, ancora, durante la Seconda guerra mondiale raggiunse New York, proprio come la scrittrice Pel e i piccoli protagonisti del suo romanzo, per questo (come racconta in una nota all’inizio del libro) le storie di cui parla, pur avendo cambiato i nomi di personaggi e luoghi, sono autentiche.

Autenticità, umanità, tenerezza, forza, ironia e malinconia, rispetto per l’infanzia e capacità di coglierne lo sguardo, tutto questo e molto altro troverete in Vado per mare, vado per terra, un libro – in un’unica e significativa parola – bello.

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