Negli ultimi mesi è comparso un anime particolarmente interessante su Italia 1, purtroppo confinato in un orario scomodo, all’alba, e che avrebbe meritato ben altra considerazione: si tratta di Emma a Victorian romance tratto dall’omonimo manga di Kaoru Mori, edito in italiano da Dynamic.
Occorre dimenticare maghette, orfanelle, guerriere e gli altri personaggi che hanno reso famosi manga ed anime in giro per il mondo: Emma, la protagonista dei 24 episodi (nati come due stagioni distinte) della vicenda è una cameriera nell’Inghilterra vittoriana, sensibile e simpatica, che attira le attenzioni di William, allievo della sua datrice di lavoro, la signora Stoner, che presto però morirà lasciandola in cerca di un’altra occupazione. La storia tra Emma e William si snoda tra riti sociali e eventi storici, tra intrighi e peripezie, in un mondo vittoriano ricostruito alla perfezione nei dettagli e nei costumi.
L’anime, prodotto dallo Studio Pierrot, che negli anni Ottanta era diventato famoso con le maghette in stile Creamy, riflette in pieno le atmosfere accurate del manga, per il quale l’autrice Kaoru Mori ha fatto profonde ricerche su libri d’epoca, leggendo sia romanzi come Jane Eyre e Cime tempestose, sia saggi, ricostruendo un mondo lontano ma che continua ad affascinare ancora oggi.
Anche in un manga ed anime come Georgie si parlava di Inghilterra vittoriana, cioè il lungo periodo storico, dal 1837 al 1901, in cui l’impero britannico fu retto dall’austera ma molto interessante regina Vittoria: ma i toni di Georgie erano più irreali, da feuilleton idealizzato, mentre Emma ha come grosso merito quello di portare in un mondo simile se non analogo a come erano le cose in realtà, raccontando una vicenda appassionante ma che non si butta sui colpi di scena ad effetto, ma che racconta comunque splendori e miserie di un certo tipo di società.
Emma è omonima di due eroine della letteratura ottocentesca agli antipodi, la Emma di Jane Austen, petulante, pronta ad interferire nella vita degli altri ma incapace di gestire la propria, e la Emma Bovary di Gustave Flaubert, irrequieta fino al dramma: ma è molto diversa da entrambe, una ragazza moderna senza anacronismi, che vive del suo lavoro, capace di stringere amicizie e di farsi strada nel mondo. E non ci troviamo di fronte ad una eroina in stile manga classico, con i boccoli biondi e gli occhi stellati, ma ad una ragazza simile a molte di quell’epoca, con gli occhiali e i capelli raccolti sotto una cuffietta, con ricordi dello stile di Miyazaki e Takahata.
Due belle opere, sia il manga che l’anime: speriamo che l’anime riesca a trovare in futuro una collocazione migliore sui canali televisivi.