Margaret, Josephine, Elizabeth e Amy March, vi ricordate chi sono queste quattro giovani donne? Mmh, un piccolo indizio? Sono sorelle, l’una diversa dall’altra, eppure così unite. Forse le ricordate con i loro soprannomi: Meg, Jo, Beth e Amy. Ecco, ora le ricordate, vero? Sono le Piccole donne più conosciute e amate della letteratura. Louisa May Alcott (1832 – 1888) scrive questo stupendo romanzo in pochi mesi e su richiesta del suo editore. L’autrice inizialmente temporeggia, pensando di non essere in grado di scrivere un libro di successo di questo tipo, ovvero “con e per ragazze”. Ma cede, poi, alle pressioni dell’editore e in qualche mese scrive i primi capitoli del romanzo. La Alcott è tutt’altro che soddisfatta del suo lavoro, che reputa alquanto noioso. Tuttavia prosegue nella stesura del libro; alcune giovani ragazze leggono il manoscritto e lo definiscono “splendido”. E così nel 1868 viene pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti Little women or Meg, Jo, Beth and Amy – questo il titolo originale –, il cui enorme e immediato successo sorprende non solo l’autrice, ma anche l’editore. La popolarità del romanzo, ma soprattutto le richieste dei lettori spingono la Alcott a scrivere ancora delle sorelle March, questa volta senza alcuna esitazione. In pochi mesi completa e pubblica il secondo volume, Piccole donne crescono (1869). Il lavoro dell’autrice continua e dopo alcuni anni pubblica Piccoli uomini (1871) e I ragazzi di Jo (1886). I quattro romanzi completano la saga della famiglia March.
Piccole donne è oggi, a tutti gli effetti, considerato un classico della letteratura per ragazzi. E questo nonostante le incertezze dell’autrice, che magicamente riesce a dare vita a una nuova forma di letteratura: con il suo stile pacato, ma pur sempre sognante, descrive le avventure delle quattro sorelle March, segnando il loro passaggio dall’infanzia all’età adulta. È un romanzo di formazione questo, ma è anche un racconto familiare e sentimentale, dove si sente forte il desiderio di crescere, e di non farsi sopraffare dalle difficoltà della vita. Difficoltà che si presentano immancabili, ma che le giovani donne affrontano con determinazione e collaborazione, riuscendo a rafforzare ogni giorno il rapporto che le unisce. Ognuna di loro è diversa dall’altra per temperamento e passioni, eppure i loro caratteri si completano, dimostrando la bellezza di essere diversi. Il romanzo viene definito una semi-autobiografia: molti, infatti, sono gli elementi di congiunzione tra l’immaginaria vita della famiglia March e la realtà della famiglia Alcott.
Certo, quella di Piccole donne, può essere definita una storia semplice, eppure cosa c’è di più difficile del “crescere”? Dell’imparare ad affrontare le imprevedibili complessità della vita? E cosa c’è di più bello della consapevolezza di poter contare sempre su chi si ha accanto?
Credo che Piccole donne sia un romanzo che faccia sognare. Sì insomma, che tutti i nostri desideri un giorno possano realizzarsi. E credo anche che la sua autrice – perché no? – fosse una inguaribile sognatrice. Mi sembra giusto, quindi, nel giorno dell’anniversario della sua morte, festeggiarla promettendo di pensare un po’ di meno e di sognare un po’ di più.
Curiosità: il romanzo, ad oggi, conta 5 trasposizioni cinematografiche e 2 anime giapponesi.
Un fotogramma tratto dal film Piccole donne (1994).
Un fotogramma tratto dall’anime Piccole donne (1981).
(immagine tratta da cartoolandia.net)