La mattina del 27 marzo, armata di una capiente borsa di tela, ero pronta per una giornata pienissima all’interno della Fiera del Libro per Ragazzi (a Bologna dal 25 al 28 marzo). Mi è bastata una mezz’oretta per rimpiangere di aver lasciato a casa il trolley con cui molti addetti ai lavori giravano tra i vari stand, mentre la borsa di tela traboccava e in più mi riempivo di sacchetti e sacchettini.
Dopo una giornata in fiera è impossibile tornare a casa a mani vuote, si è stracolmi di impressioni, libri freschi di stampa, vecchie certezze e qualcosa che magari ci era sfuggito, visi, qualche fila ai bar (e – se siete donne – al bagno), cataloghi, qualche gadget e biglietti da visita. La giornata corre veloce tra incontri e giri negli stand; se non ci fosse la stanchezza a farti crollare verso l’orario di chiusura verrebbe da pensare: come? Devo già andare via?
Tra le novità editoriali che ho avuto modo di scoprire, una delle mie preferite è senza dubbio Il mistero di Colapesce di Daniela Iride Murgia, per la casa editrice Artebambini.
Sapete chi è Colapesce? No, non il cantante! Ne avevamo parlato anche qui, su Hey Kiddo!
Colapesce ci riporta a una leggenda originaria della Sicilia e lì ambientata. Di questa storia esistono più di 18 varianti scritte e versioni orali innumerevoli (non sono calcolabili: immaginate una storia che da tantissimi anni viene raccontata a voce, in famiglia o nelle piazze, e come ogni volta il narratore possa aggiungerci qualcosa di diverso, usare un nome che gli piace, inventare una descrizione. Da una storia nascono storie infinite). Le prime testimonianze risalgono al Trecento e l’ambientazione originaria è strettamente legata al mare dello stretto di Messina, nel periodo in cui regnava Federico II (come stiamo messi in storia, kids? Siamo nei primi decenni del Duecento). Il legame con Messina dura fino ai nostri giorni se pensiamo che proprio lì, nella volta del Teatro Vittorio Emanuele II, c’è un affresco di Renato Guttuso che rappresenta la leggenda, nel 1985. Non dobbiamo stupirci però che la storia di Colapesce abbia viaggiato un bel po’, raggiungendo la Spagna (è citata da Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte) e mete più lontane come la Russia o il Giappone.
Cola è un bambino, figlio di un pescatore, che diventa una creatura straordinaria, metà uomo e metà pesce. Dopo alcune alterne vicende, alla fine della storia, in tutte le sue varianti, Colapesce sparisce in fondo al mare e non torna più in superficie. È qui il mistero che, a seconda delle versioni, porta a credere che non si sia salvato o che sparisca per salvarsi, per salvare la Sicilia (che si regge su tre colonne di cui una particolarmente traballante) o perché solo nascondendosi può sfuggire all’infinita sete di conoscenza del re che, saputo della sua esistenza, gli chiede di andare sempre più a fondo nell’esplorazioni subacquee sotto l’isola.
Ne Il mistero di Colapesce, pur restando il mistero, un indizio ci guida verso il finale, nell’illustrazione in cui compare Colapesce con un cartello con su scritto Bene vixit qui bene latuit, un motto latino utilizzato da Cartesio (filosofo e matematico) nel suo stemma nobiliare e che si traduce: ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto. Colapesce sembra farci l’occhiolino e dirci che ha preferito nascondersi, per essere nuovamente solo e padrone di sé, come l’abbiamo conosciuto all’inizio.
Che vi sia già nota o meno la leggenda (Calvino, tra l’altro, ha contribuito alla sua diffusione inserendola nelle sue Fiabe italiane), l’albo di Danierla Iride Murgia è una gioia per gli occhi. L’illustratrice mette insieme collage e disegno e il risultato è la creazione di un altro mondo, immerso, nello stesso tempo, in un passato lontano con re e mappe antiche e un presente vicinissimo con segnali stradali, tubature, linee telefoniche e giornali. Un lavoro affascinante e pieno di magia.