Tutte le parole non dette, gli abbracci trattenuti, i sorrisi ingoiati. Tutte le cose lasciate a metà e riprese, raddrizzate. Benedetta Bonfiglioli, con la naturalezza con cui si cresce, ci guida tra i parallelismi di due esperienze di vita apparentemente estranee tra loro, che si ricongiungono al momento e nel posto giusto, come tasselli di un puzzle che si incastrano.
Cora, dopo qualche anno di assenza, torna alla casa degli zii dove ha trascorso gran parte della sua infanzia e la trova sempre uguale a se stessa eppure diversa. Ritrova quella che era stata la sua migliore amica, la cugina Alice, e quello che era stato il suo migliore amico, Matteo, ma le meccaniche di quei rapporti le sembrano ormai sconosciute e Cora, cambiata anche lei da bambina sognatrice a insicura adolescente, non riesce a cogliere tutti quei cambiamenti. Anche perché quel riunirsi è dovuto ad un evento doloroso: la morte del nonno e di conseguenza al ritorno di Iride, elemento chiave della storia, sparita per vent’anni dal luogo in cui era nata e figlia del defunto.
Strappate all’infanzia e gettate tra i problemi che porta l’età adulta, le protagoniste vivono la propria esperienza in modi totalmente differenti, forse per via dell’epoca, forse per via di un’educazione diversa o forse perché in fondo, dagli errori si impara davvero qualcosa.
Gli argomenti trattati da Tutte le cose lasciate a metà sono forti. Si parla di amore, desiderio, dolore e di perdita. Al tempo stesso, naturali e affrontabili sicuramente da un pubblico di giovani adulte con spiccata sensibilità.
Ho trovato il libro di questa autrice inizialmente un po’ ostico, ho trovato una leggera difficoltà ad adeguarmi al ritmo che poi, pagina dopo pagina, lasciandomi condurre nella storia, mi ha convinta e conquistata.
Se volete leggere il primo capitolo di Tutte le cose lasciate a metà di Benedetta Bonfiglioli, edito da Piemme, seguite il link.