Ali Benjamin, Tutta colpa delle meduse, Il Castoro
Trama: Suzy è una ragazzina di quasi 12 anni ed è amica di Franny, sua coetanea. Durante le vacanze estive però succede una cosa terribile: Franny muore mentre nuota in mare. Quando lo viene a sapere, a Suzy piomba qualcosa addosso, ma non capisce bene che cosa. Smette di parlare, non dirà una parola per cinque mesi. Poi inizia a studiare le meduse con un intento ferreo: vuole dimostrare che la colpa della morte della sua amica sia stata una puntura di una specie di medusa velenosissima. Prova anche a volare in Australia per dimostrarlo, vuole infatti parlare con Jamie Seymour, massimo esperto in materia. Finisce proprio con il tentativo di andare in un altro continente la sua avventura muta. E per fortuna.
Ho voluto raccontarvi la trama, per una volta, perché è tosta. Una trama tosta per un libro tosto. Ali Benjamin, l’autrice, non le manda a dire e affronta tutto direttamente: non credevo ai miei occhi.
Ci vuole proprio questo, sapere dire le parole difficili: morte, lutto, dolore, paura. Si devono dire senza preamboli perché non hanno il potere di distruggere la vita, semplicemente ne fanno parte e sapete cosa? Non le tolgono nulla, anzi, la arricchiscono e le danno senso. Il problema c’è quando a queste parole e al loro contenuto di emozioni si resiste, si gira attorno, non le si vuole vedere. Allora possono nascere anche cose bellissime, come la ricerca di scienze sulle meduse che ha valso a Suzy un 10, ma ci si sente sempre addosso la sensazione di vuoto o di stare sbagliando, di mancare il punto.
Da mamma e da ex ragazzina terrorizzata dal dolore dei grandi, leggere Tutta colpa delle meduse (casa editrice Il Castoro) è stato struggente. Tutta la lucidità e l’energia e la pienezza di una bambina di 11 anni riversata nella gestione del lutto. Mi è parsa un’ingiustizia, una cosa che non doveva essere. Poi ho lasciato passare qualche giorno dalla fine del libro e mi sono trovata a ringraziare l’autrice per non avere trattato l’argomento come qualcosa di speciale, bensì come qualcosa di intenso, di vero, con cui si deve fare i conti, lo deve fare chiunque, prima o poi.
Non sono fortunati quelli che “poi”, non esiste un meglio o un peggio, quello che esiste è la vita in tutta la sua interezza e Suzy, con coraggio, fa il suo meglio per abbracciarla.