Beatrice Masini, Trilogia delle ragazze, Rizzoli
Abbiamo in Italia una scrittrice che ha la capacità di unire semplicità e profondità in ogni sua parola. Leggendo le sue pagine, libro dopo libro (e traduzione dopo traduzione), è difficile trovare qualcosa fuori posto. È più probabile doversi fermare per assaporare un’immagine o per lasciare risuonare quanto si è appena letto dentro di sé. Sì, è evidente il mio debole per la scrittura di Beatrice Masini, un’autrice che fa sentire più di altri l’inadeguatezza del relegare un libro nell’ambito di “letteratura per ragazzi”, senza che a questo sia riconosciuto lo stesso valore del più ampio e generale ambito letterario.
Proprio in virtù di questo amore, ho accolto con gioia la pubblicazione della Trilogia delle ragazze, una novità Rizzoli che racchiude al suo interno due romanzi – Giù la zip (edito da Fabbri nel 2000, nella collana Contrasti) e L’estate gigante (pubblicato sempre da Fabbri Editori nel 2005) – e I bottoni, un racconto inedito.
Appena preso in mano il libro, sono stata colpita dalla frase scelta per la quarta di copertina: “Lasciamole diventare quello che sono”. La citazione è tratta da Giù la zip e in un periodo in cui sembra doverci essere sempre un’etichetta al femminile, che sia quella dettata da qualche stereotipo di genere o che sia l’essere guerriere, coraggiose, ribelli proprio contro ogni stereotipo, le parole della Masini mi sono sembrate ancora più liberatorie, un’apertura verso il futuro, verso opportunità inaspettate, verso una crescita individuale e intima.
Bottoni
Come preannunciato dal titolo della raccolta, le protagoniste delle tre storie sono tutte ragazze, non più bambine, non ancora donne.
In bottoni Margherita passa alcuni giorni di vacanza in un piccolo albergo di montagna. È partita insieme ai suoi nonni, passerà il Capodanno con loro, non si aspetta nulla da quelle giornate e ha con sé una valigia piena di libri da studiare. I nonni sono anziani, la nonna in particolare è fragile e persa in un mondo tutto suo, chiuso alla comunicazione ma costantemente accudita con affetto dal marito che continua a parlarle, creando un ponte tra lei e la realtà intorno.
Margherita è con loro, ma i nonni hanno i loro ritmi lenti, i loro bisogni, il tempo del riposo; lei è lì per assicurarsi che vada tutto bene ma è pronta a passare molto tempo da sola. Nell’albergo incontra Luigi, il figlio del proprietario che, quando non c’è la scuola, lavora in albergo con il padre. Senza troppe parole, i due si scopriranno vicini e vivranno un amore tanto breve quanto resistente nella memoria.
L’estate gigante
In L’estate gigante il tempo scorre lento, tra l’afa, la sabbia, il mare, qualche passeggiata e un gelato da comprare. Non si tratta, però, di un’estate qualunque. Anche se gioca ancora, guidandoli e prendendosene cura, con i bambini più piccoli della spiaggia, la protagonista del romanzo sta vivendo l’ultima estate della sua infanzia: si innamora del bagnino, osserva con curiosità l’amica che aveva salutato un anno prima, bambina come lei, e ha ritrovato ora distante, truccata e sicura di sé, scopre la lettura di Steinbeck, quasi un piacere proibito per grandi. Un’estate che sembra un rito di passaggio e che sarà segnata anche da un dramma, mentre un gigante invisibile, nato quasi per scherzo da un tema da svolgere per l’estate, sembra osservare e guidare tutto dall’alto.
Giù la zip
Infine in Giù la zip non siamo più nel tempo delle vacanze (invernali o estivi che siano), ma in quello della scuola. Un tempo che va stretto, così come il grembiule che le alunne del liceo sono obbligate a indossare. Siamo infatti all’interno di un liceo femminile nel 1978, anno che sarà segnato anche dal sequestro e dall’omicidio di Aldo Moro.
In questo caso abbiamo una storia corale, una classe nella quale si osservano le amicizie, i conflitti, le invidie e gli affetti. Ogni ragazza ha il suo percorso e la sua strada, ma tutte hanno in comune questo grembiule verde che, per il suo taglio, è un vero “flagello” per il loro corpo in crescita. Da quel grembiule e quell’obbligo matura il moto di ribellione della classe. Ci vorranno dei mesi, ma alla fine le ragazze sapranno che cosa fare.
Tre storie, un’età indimenticabile
Tre storie molto diverse, in cui risuonano le voci di ragazze diverse per carattere ed esperienze. Non sappiamo che cosa riserverà loro il futuro, chi diventeranno e che cosa faranno. Quello che sappiamo, e di cui loro non sono ancora coscienti, è che stanno vivendo un’età indimenticabile.
Per il resto, “lasciamole diventare quello che sono” resta per loro (e per tutti i ragazzi) il migliore augurio che si possa fare.