Oggi entriamo a casa di Yuri… Yuri?
Eh sì, questo mese entriamo in una casa davvero speciale – il progetto edilizio è a cura di Enrico Piscitelli, Massimiliano di Lauro e Marco Piazzolla – questa casa è speciale perché è anche un’astronave e ogni viaggio è un’avventura. Yuri è nato nel settembre 2012, è partito da Bari e Barletta, ma oggi lo si può trovare a Roma, Milano, Pesaro, Mestre, e tanti altri posti che hanno attrezzato una pista d’atterraggio per questo bambino che sogna lo spazio e uno spazio tutto suo l’ha trovato, fatto di idee, storie e colori: ecco Yuri la rivista!
Oggi Yuri non c’è, perché appena esce un po’ di sole lui se ne va in giro a giocare con il suo coniglietto di pezza Sputnik, allora chiedo a Enrico:
da quali parole può nascere un’avventura del genere, parlando di cosa si può immaginare e poi rendere concreta un’idea come una rivista free press per bambini?
Tutto nasce da un conflitto, da due opposti: la fiducia e la sfiducia. E queste sono le due prime parole che mi vengono in mente. Da una parte una sensazione di fallimento collettivo, di “rovina”, e di fine dei tempi, di crisi non economica ma delle coscienze che va avanti da vent'anni nel nostro Paese. Libri tutti uguali, dischi tutti uguali, mancanza di immaginario e immaginazione – ecco altre due parole. Dall'altra la necessità di fare qualcosa, di provarci, di non rassegnarsi. Io vengo da anni di tentativi: con altri pazzi, in giro per l'Italia, ho tentato di insinuare il dubbio nel mondo editoriale, di promuovere in vari modi scritture diverse, non uniformate. Nella mia testa, però, questi tentativi non hanno portato a nulla. Certi meccanismi sono più radicati di quanto noi stessi crediamo, la restaurazione ce la portiamo dentro, ce la inculcano col biberon. Ed ecco il punto: forse la speranza (la quinta parola) è proprio nelle culle, negli asili, nelle scuole primarie. Forse gli unici che possono cambiare le cose sono proprio i bambini, se sapremo insegnare loro uno sguardo differente, più attento del nostro, meno legato al consumo in sé e ai mass media generalisti. Ma, oggi, i bambini sono sotto pressione molto più di quanto non lo fossimo noi, alla loro età: noi avevamo Topolino e gli occhiali a raggi X, loro hanno centinaia di giochi, intere linee di moda, sono oggetto di pressione del Mercato da subito, appena nati. Insomma l'idea è questa: schierarsi, fare rete (le ultime due parole) con quanti credono che i bambini non debbano essere considerati consumatori, numeri del marketing, ma la nostra speranza. In questi mesi, girando in nome e per conto di Yuri, la speranza è aumentata, perché abbiamo visto e conosciuto le persone – alcune delle persone – con le quali vogliamo fare rete: ci sono negozianti che non si rassegnano all'usa e getta e propongono giochi di latta, di cartone, di legno, giochi e libri che fanno pensare; associazioni che parlano ai bambini di riciclo e riuso, e che progettano poltrone di cartone, o fatte coi pallet; maestre che si battono ogni giorno, nelle scuole, per poter mostrare ai loro alunni quanto c'è di bello e di sensato al Mondo.
Perché una rivista free press?
Yuri è una free press perché riteniamo, noi che Yuri lo facciamo, che i bambini non debbano pagare per leggere, per giocare, per essere educati al bello, per approcciare un modo di pensare differente da quello proposto da tutti quei canali che, invece, spingono alla spesa e al consumo. Crediamo che i costi li debbano pagare gli adulti, in primis noi che Yuri l'abbiamo creato, col nostro lavoro e la nostra passione. Le free press, però, sono spesso una tantum, servono a raccogliere soldi, ci si butta dentro qualche informazione turistica, un bel po' di pubblicità, una grafica raffazzonata e vivono per un solo numero. E non ce n'è mai stata una per bambini, prima di Yuri. Tutto questo ha dato vita all'idea. Yuri, il bambino cosmonauta, è venuto da sé, quando ci siamo riuniti la prima volta, io, Marco e Massimiliano, e parlando, ridendo, scherzando, è venuto fuori lui, così com'è ora, dalla penna di Massimiliano: il nostro front baby – come l'ha chiamato Francesco Sparacino su Dmag – e ora è lui a parlare per noi, anche se ancora non ha mai parlato, nelle sue strisce.
Di Yuri, ciò che colpisce di più è la freschezza – come una capacità di parlare le parole dei bambini, di non sovrapporsi al loro mondo – una delicatezza assoluta.
Le parole sono semplici, e sono anche sottovalutate. La prima volta che ho incontrato Peppe Fiore, che è uno scrittore molto bravo, disse una cosa bella, qualcosa tipo: io non so fare a botte, non ho armi e non ne vorrei, ma so scrivere racconti. Le parole possono essere un'arma: per esprimersi, per spiegarsi, per costruire idee e mondi. La nostra idea è che i bambini sono tutti potenzialmente dei genii, per questo su Yuri semplifichiamo le parole ma non i concetti. Le illustrazioni, i disegni, la grafica sono compendi alla comprensione. Sulla rivista non ci sarà mai scritto nulla che un bambino non possa capire da solo, ma questo non vuol dire che facciamo le boccacce, o che infittiamo di bubburrububù i nostri testi.
Yuri sta pensando al domani? E come?
Yuri sta pensando al domani, eccome. Per perseguire la nostra idea, Yuri deve finire nella maggior quantità di piccole mani possibili. Il sogno è riuscire a invadere le scuole, le biblioteche, tutte le librerie, i negozi di giocattoli, le masserie didattiche, le sedi delle associazioni. Arrivare a stampare decine e decine di migliaia di numeri. Aumentare le pagine, i giochi, le storie e gli spunti di riflessione. La nostra idea è che le cose vanno fatte un passo per volta, che la fretta non aiuta la qualità. Il nostro progetto va tarato a ogni uscita, e dobbiamo convincere librai, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici, bibliotecari, uno per volta, poco per volta, perché solo con il loro tramite possiamo arrivare ai bambini. Quando ci saremo riusciti, potremo dedicare tutto il nostro tempo a Yuri e il sogno si sarà realizzato.
Costruire un mondo diverso per i bambini si può… allora, che aspettate?
Cercate Yuri!