Oggi entriamo a casa Franco Cosimo Panini e devo dire che l’emozione è tanta perché da quasi vent’anni questa è anche la casa della Pimpa (nata dalla penna di Altan nel 1974 e pubblicata per la prima volta nel 1975 sul Corriere dei Piccoli). Beh, direte, troppo facile far fare gli onori di casa alla Pimpa, perché la Panini nel frattempo ha aperto non solo stanze nuove, ma interi nuovi padiglioni per Zerotre – libri progettati da Emanuela Bussolati e Antonella Vincenzi (premio Andersen 2009 come miglior progetto editoriale) – per i Libri ad arte e anche per il catalogo delle Letture e per i Progetti speciali.
Ma sapete, ogni volta che ricordo quel grande cambiamento che la letteratura per ragazzi ha portato nel vedere l’infanzia come un mondo completo, ricco e autonomo, ecco, ogni volta che penso a questo mondo pieno di senso, mi viene in mente la Pimpa.
Perché dove vive la Pimpa, oltre all’Armando, hanno voce il letto, l’armadio, la macchina, il cucchiaio e la tazza, la zuccheriera, il tappeto, il coniglio e insomma ogni cosa o animale partecipa alla storia, perciò il bambino è proprio a casa sua quando è a casa della Pimpa e la Pimpa parla davvero, senza maschere e banalità, la lingua del bambino.
Una lingua che a casa Panini è tenuta in gran considerazione – meravigliosamente messa in scena da autori come Carpi, Ziliotto, Quarenghi e Bruno Tognolini, quest'ultimo nel fantastico illustrato d'autore Manifesti, con Gek Tessaro.
Una lingua che nei grandi della letteratura è, sempre, salvata:
A casa, nella stanza dei bambini, giocavo per lo più da solo. In verità giocavo poco, parlavo piuttosto con la tappezzeria. I molti cerchi scuri nel disegno della tappezzeria li vedevo come persone. Inventavo una quantità di storie in cui essi figuravano come protagonisti …
(Elias Canetti, La lingua salvata, Adelphi)