La civiltà dell’antico Egitto ha da sempre affascinato grandi e piccoli e monopolizzato l’attenzione che i più prestano nei confronti della storia e dell’archeologia.
Il mistero delle piramidi, la regalità dei faraoni, la complessità enigmatica della scrittura geroglifica, i segreti della mummificazione…. questi sono solo alcuni dei temi che da anni libri, film, sceneggiati e programmi televisivi affrontano periodicamente, riscuotendo un largo consenso tra il grande pubblico.
Da archeologa, confesso che mi spiace un sacco per quegli studiosi che si occupano di periodi storici molto meno eclatanti, come la preistoria o l’altomedioevo, e che hanno a che fare con contesti archeologici molto meno monumentali e di minore impatto visivo, ma solo apparentemente meno interessanti.
C’è un mito da sfatare in archeologia: non è assolutamente detto che un sito archeologico è tanto più ricco di dati su una determinata area geografia e popolazione quanto più vistose, preziose, rare, delicate ed esteticamente belle sono le tracce materiali che vengono recuperate dagli archeologi. La ricchezza e complessità di un sito non sono date esclusivamente dalla quantità e qualità dei reperti e delle strutture che si ritrovano, ma anche dal tipo di informazioni che da essi si possono ricavare e dai rapporti che legano questi oggetti al contesto stratigrafico di provenienza. A volte si ottengono molte più informazioni da una pattumiera o dal riempimento di terra e materiali di scarto di un vecchia cisterna che da un corredo funerario!
Fatta questa premessa, doverosa, confesso di non aver mai visitato il Museo Egizio di Torino (né di essere mai stata in Egitto, sigh!) e che una gran voglia di farlo mi è venuta leggendo il libro “Super Guida dell’antico Egitto” (Artefatto), una guida, destinata ai bambini, per aggirarsi tra le sale e le collezioni del museo con cognizione di causa, ben sapendo quello che si sta ammirando e possedendo qualche nozione base di egittologia.
Autrice del volume è Eleni Vassilika, direttrice dello stesso museo; nella sua biografia, sulla quarta di copertina del libro, si dice che “…all’età di 3 anni si mise a piangere con insistenza per tornare a vedere le mummie del Field Museum di Chicago. Da allora non ha più smesso, né di fare capricci né di studiare l’Antico Egitto”, a riprova di come ci sono passioni che possono segnare la vita per sempre.
Ad accompagnare l’autrice in questo viaggio alla scoperta dell’antico Egitto il dio Bes, una divinità egizia barbuta e di bassa statura, considerato il protettore del focolare, delle donne, dei bambini, della musica e della danza.
Leggendo questo libro si scoprono tantissime cose interessanti: ad es. che l’originaria collezione del museo torinese fu venduta da un certo Drovetti, commerciante di opere d’arte, al re Carlo Felice di Savoia e che, uno dei successivi direttori del museo, Ernesto Schiaparelli, l’arricchì negli anni conducendo egli stesso delle campagne di scavo in Egitto.
Le sepolture dell’Antico Regno, semplici sarcofagi in pietra o legno, erano inoltre ben diverse da quelle del Nuovo Regno, periodo in cui solitamente si costruiva una camera sepolcrale ipogea (cioè posta sotto terra), riccamente decorata, al di sopra della quale vi era una cappella, sormontata da una piccola piramide in mattoni. Tra gli oggetti collocati nelle tombe, vi erano i cosiddetti wshabti mummiformi, delle statuette di varie dimensioni e materiali, che avrebbero dovuto sostituire il defunto nel lavoro dei campi nel mondo dell’aldilà.
E poi ancora nel libro si parla dei templi, “realizzati in modo da rispecchiare il mondo (e il cosmo) così come lo immaginavano gli Egizi”, delle statue del faraone, che poteva indossare corone diverse a seconda della parte d’Egitto su cui regnava, e dei privati cittadini, dei giochi e delle attività praticati nel tempo libero… L’autrice racconta e spiega il mondo degli Egizi ai bambini con un linguaggio chiaro, accattivante e scorrevole (per i vocaboli sconosciuti, a fine libro c’è il vocabolario delle “parole difficili”). Ad impreziosire ulteriormente la guida, il ricco apparato fotografico e le coloratissime tavole illustrate di Vanessa Poli che, alternandosi e integrandosi al testo, conferiscono freschezza e vivacità al libro.
Buona lettura!