Dave Eggers, illustrazioni di Shawn Harris, Il suo piede destro, Mondadori
La premessa maggiore dell’albo illustrato Il suo piede destro è già nella copertina in cui il nome dell’autore è preceduto da una premessa:
“Dal grande autore americano”. Pensate che l’editore abbia esagerato?
Trattandosi di Dave Eggers non posso che essere d’accordo e già delle prime pagine dell’albo è un piacere ritrovare la sua scrittura mai banale, ironica, creativa, pronta a incuriosirci, stuzzicarci e guidarci anche se non sappiamo ancora in quale direzione…
All’inizio, infatti, leggendo Il suo piede destro, non capiamo subito quali siano le intenzioni dell’autore.
Un libro di fatti
La storia che ci racconta parte dalla Francia e dai francesi, “le persone che abitano in Francia”. È dalla Francia che arriva la Statua della Libertà (suo – come vedremo – è il piede destro di cui parla il titolo). Fu proprio un francese, Edouard de Laboulaye, ad avere l’idea di festeggiare i cento anni degli Stati Uniti regalando loro una statua colossale. A partire da questa idea, un’artista francese, Frédéric Auguste Bartholdi, venne chiamato a progettare la scultura.
“Questo è un libro basato sui fatti”, specifica l’autore all’inizio e, in effetti, tanti saranno i fatti di cui verremo a conoscenza.
Dave Eggers racconta il processo di creazione della Statua della Libertà, a partire da modelli piccoli fino ad arrivare alla statua effettivamente realizzata di 92 metri, ricoperta da uno strato sottile di rame. Una statua così grande non poteva essere realizzata tutta d’un pezzo, per metterla insieme furono preparati tanti pezzi distinti che vennero poi montati dapprima a Parigi (dove la statua rimase per quasi un anno, nel 1884) e poi a New York. 17 mesi furono necessari per montare la statua su quella che allora era chiamata isola di Bedloe.
L’autore ha ancora molte cose da farci notare e mette in evidenza alcuni particolari della scultura, più o meno noti, spiegandone significati e simboli: il libro che la statua ha in mano riporta la data del 4 luglio 1776, giorno della Dichiarazione d’Indipendenza; la corona della Libertà ha sette punte (ovvero i sette mari della Terra, i sette continenti e i raggi del sole); la torcia che la statua sorregge serve a illuminare la strada verso la libertà…
Il suo piede destro
È quasi a metà del libro che si arriva al “punto centrale”, qualcosa che – come ben immagina Eggers – pur avendo visto tante immagini della Statua della Libertà personalmente non avevo mai notato: i suoi piedi.
Come per tutto il libro, lo scrittore si rivolge direttamente ai lettori:
Che cosa notate quando guardate questa immagine?
È insieme a un bambino, in una doppia pagina senza testo, che scopriamo come un piede della statua (il destro) non sia poggiato sul basamento, ma sia in parte alzato: la statua si sta muovendo!
Fermiamoci qui a riprendere fiato, e riflettiamo.
Questa scoperta porta infatti a una serie di pensieri: tutti parlano delle diverse caratteristiche della Statua della Libertà, vedendola sempre ferma, immobile… come una statua, appunto, trascurando questo suo piede in movimento.
Ma se la statua si muove, dove sta andando?
È qui, sempre attraverso una serie di domande ai lettori e a riflessioni dell’autore, che la Statua si rivela in tutto il suo simbolismo e ci parla di un messaggio non solo di libertà, da cui il suo nome, ma anche di accoglienza, coraggio e amore. Un’accoglienza vera che, in quanto tale, non può restare immobile ma si muove per andare incontro all’altro.
In perfetta combinazione con la scrittura di Eggers si pongono le illustrazioni di Shawn Harris, artista e musicista californiano qui al suo primo libro. Harris utilizza una tecnica mista di illustrazione e collage (sulla sua pagina Instagram potete vedere anche alcune immagini in cui si vede chiaramente il suo metodo di lavoro) che rende le pagine dinamiche e le figure particolarmente espressive.
Il suo piede destro è un libro che riesce a informare e divertire, per poi arrivare, inaspettatamente, a colpire dritto al cuore del lettore con il suo messaggio semplice quanto potente e universale. Un invito a muoverci e ad andare incontro all’altro, ad accogliere, senza aspettare.