Come s'è ormai capito, vado piuttosto fiera della mia collezione di Grandi Classici Disney. Tutti in VHS, tutti in fila più o meno ordinata sulla stessa mensola su cui poggiano da quasi vent'anni. Rettangolari soldatini in technicolor.
Che vi devo dire: la passione per il vintage colpisce chiunque un po' a modo suo.
Ne vado particolarmente fiera non solo per un puro manierismo collezionistico, ma perchè, avvolta in ogni nastro, c'è parte della mia infanzia: ci sono ricordi, c'è vita vissuta. Vissuta e usurata.
Provate a infilare la cassetta de La Bella e la Bestia in un videoregistratore a caso (come se ancora esistessero videoregistratori-a-caso): i primi dieci minuti di film sono un indistinto confondersi di righe bianche e nere con un eloquente "Cccchhhhhrrzzzhwazhckhrrr" di sottofondo. Stesso discorso vale per il ballo nel bosco tra Aurora e il Principe Filippo.
Stesso discorso che invece non vale per molti dei cartoni animati in cui sono gli animali a fare da padrone. Se la vostra Julia, a sette anni, non poteva avere una principessa antropomorfe in cui immedesimarsi e un corrispettivo principe antropomofe di cui innamorarsi (eccezion fatta per Scar, ma quando uscì Il Re Leone ero già più adulta e più saggia), il cartone animato lo snobbava. Snobbare non voleva dire ignorare, col senno di poi, vuol dire, anzi, salvare il nastro dalla smagnetizzazione, ma tant'è: lo snobbava.
C'era tuttavia un Soldato Ryan che si salvava dalla ghigliottina faunistica: Gli Aristogatti.
Niente a che vedere col fascino romanaccio un po' burino di Romeo, o lo spirito della Harlem Renassaince che aleggia nella soffitta dei gatti jazzisti; men che meno si tratta della ricercatezza dei modelli liberty degli abiti indossati da Madame Adelaide. No. Siete fuori strada.
Se c'era un motivo – e quel motivo c'era – per vedere e rivedere Gli Aristogatti, questo motivo era la crema di crema alla Edgar.
Solo la crema di crema alla Edgar.
Per anni mi sono chiesta cosa rendesse la crema di crema alla Edgar così perfettamente cremosa alla vista: una delizia tale che mi pareva di poterne sentire il profumo attraverso lo schermo. Per anni ho desiderato poter assaggiare anche io quella deliziosa purea vanillina, leccandomi ciotola (e baffi) come Duchessa e gattini (possibilmente senza poi stramazzare al suolo, risvegliandomi nella campagna più grigia che si possa trovare al di là delle banlieues parigine).
Per anni ho sognato. E se i sogni son desideri, come dice Cenerentola, la fata Smemorina deve aver realizzato il mio.
Oggi finalmente sono a conoscenza dei misteriosi ingredienti contenuti nella crema di crema alla Edgar.
E dei passaggi – step by step – eseguiti nella creazione della complessa torta principesca preparata dalle fatine per il sedicesimo compleanno della loro Rosaspina. E che tipo di mele – Golden o Renetta? – viene usato come ripieno nella celeberrima torta di mele di Nonna Papera.
Come faccio a saperlo?
Gordon Ramsey e Alessandri Borghese di tutto il mondo, fate spazio ai cuochi della tradizione Disney. Buddy Valastro è arrivato il momento di lasciare i fornelli a Joe e Tony – per quello che oggi è più un consiglio culinario che letterario:
Disney – Ricette da fiaba di Ira L. Mayer, lo chef delle star (e a cura di Marcello Garofalo per l'edizione italiana), propone piatti e idee gastronomiche presi direttamente dalla tradizione animata sotto il segno del Topo: ci sono i muffin al mirtillo di Mary Poppins, la bibita energetica di Hercules, la trota in "acqua pazza" cucinata da Geppetto per il gattino Figaro. Non c'è purtroppo traccia della crosmata di tele, ma Biancaneve ci ha comunque messo la sua firma dando un nome – e una ricetta – alla torta di uva spina che prepara canticchiando (mavà?) al davanzale della finestra nella casa dei nanetti con l'aiuto degli uccellini pasticceri.
Per un totale di centoeuno ricette – non cagnolini – facili e divertenti che vi faranno rivivere la magia dei Grandi Classici Disney anche tra una forchetta e "un cucno" – come direbbe Fauna.
Cosa aspettate ancora? Filate a lavarvi le mani, che è proprio arrivato il momento di dire: "Tutti a Favola, Kiddies! Si mangia!".