photo credit: Chiara Negrini in esclusiva per HeyKiddo!
Ha compiuto 236 anni il 16 dicembre e non ha una ruga.
Chi? Jane Austen! La Scrittrice.
A una fanciulla inglese di inizio Ottocento è concesso tenere un diario, scrivere poesie d’amore o lunghe lettere ai familiari, ma quando raggiunge l’età per sposarsi deve mettere via inchiostro e calamaio e dedicarsi esclusivamente al marito, alla casa e ai figli. La letteratura distrae dall’innato compito di ogni donna di far felice suo marito e sono poche, infatti, le donne che baratterebbero un buon matrimonio per un buon libro.
Solo che Jane non è come le altre.
La passione per la scrittura non è l’hobby di una fanciulla annoiata in attesa di un matrimonio vantaggioso, ma una necessità vitale, sbocciata nella biblioteca paterna e nutrita dai circa 500 volumi che George Austen, pastore anglicano, possiede.
Jane, però, non è una fredda zitella orgogliosa, sposata con i suoi libri; è carina, ha diversi corteggiatori, è spiritosa (anche troppo, forse, per l’epoca), è intelligente e ama i balli e i pettegolezzi; a vent’anni si prende una cotta per un certo Tom Lefroy, amore osteggiato dall'impedimento meno romantico del mondo: il denaro.
Ma in definitiva è la Letteratura la vera passione.
Il famosissimo incipit di Orgoglio e Pregiudizio, il romanzo più famoso (“È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie”) racchiude in sé il tema ricorrente degli scritti di Jane Austen: l’affettuosa derisione delle convenzioni sociali.
Jane è una “ragazzaccia”: come la sua eroina Lizzy, possiede uno humour atipico per una giovane donna in età da marito, sa essere frivola quando vuole, senza rinunciare all’intelligenza, divertendosi a spiazzare i suoi interlocutori.
Il bisogno di raccontare prevale sulla paura di rimanere sola e anche se, in un momento di debolezza, Jane accetta la proposta di matrimonio di un ricco latifondista, Harris Bigg-Wither, dopo appena una notte, rinnega la promessa e scappa via (eccezionalmente emancipata per essere una lady ottocentesca, no?).
Jane non poteva rinunciare alla sua passione, a meno che questa non fosse stata superata dall’amore per suo marito (e sarebbe stato arduo, essendo Harris Bigg-Wither rozzo e alquanto insignificante, secondo le fonti).
Non ha avuto figli in carne e ossa, ma figli fatti di fogli e parole: forse amava troppo la letteratura per separarsene, forse non ha mai incontrato un “uomo per il quale valesse la pena di smettere di civettare”, come ironicamente affermava lei stessa. In ogni caso dobbiamo ringraziare la povertà di Tom Lefroy e la rozzezza di Harris Bigg-Wither, per non aver sottratto alla Letteratura quella che Virginia Woolf definì “l'artista più perfetta tra le donne”.