Domenica, sfogliando il Corriere della Sera, mi sono imbattuta in una recente ricerca riguardo l’influenza della lettura, sin dall’infanzia, nello sviluppo dell’empatia, della nostra capacità (non innata) di entrare in sintonia con il prossimo, di capirlo (l’articolo è qui). I libri che ci aiutano in questa lettura dell’altro sono i buoni libri, non banali e prevedibili, in cui i personaggi ci sorprendono, possiamo conoscere realtà anche diverse dalla nostra (o la complessità di quella in cui viviamo), possiamo, più in gererale, sperimentare qualcosa di nuovo dal punto di vista conoscitivo ed emotivo.
Mentre leggevo l’articolo, pensavo a “Fili d’erba”, una nuova collana di Editoriale Scienza, e alle impressioni suscitate dai suoi primi due volumi, entrambi firmati Nicola Davies: La via degli elefanti e Le orme del leone. Si tratta di due brevi romanzi in cui, partendo dalla finzione, conosciamo storie legate alla salvaguardia degli animali e dell’ambiente. In entrambi i libri, la narrazione è affidata alla voce narrante di un bambino, che ci permette di avvicinarci alla sua storia con i suoi stessi pensieri, con le sue domande e con la sua ricerca di soluzioni e risposte.
Nel primo volume della collana, La via degli elefanti, ci troviamo nell’India Nord-Orientale: Wilen vive con la famiglia nel villaggio di Umiamara e una notte il suo sonno è interrotto bruscamente da un elefante che va contro la capanna della sua famiglia. Il villaggio di Wilen si trova sulla via degli elefanti, ovvero sul percorso della loro migrazione da una riserva naturale a est a una a ovest. Il nonno ha raccontato a Wilen della via degli elefanti, così come gli ha raccontato i segreti della foresta, delle sue erbe, degli animali; gli ha insegnato il rispetto per la terra che nutre il villaggio. Le cose però sono cambiate: la coltivazione di campi jhum (ovvero appezzamenti di foresta disboscata per far spazio alle colture) è diventata più intensiva, ci sono sempre più bocche da sfamare e c’è bisogno di nuove terre. Come se non bastasse, gli elefanti a volte rovinano interi raccolti, mettendo anche a rischio la vita di chi si trova sui loro passi. C’è chi pensa (come lo zio di Wilen) che i tempi siano cambiati e che i terreni debbano ormai esser venduti per estrarre carbone fossile. Wilen è confuso e combattuto tra la strada antica del nonno e quella nuova dello zio, capirà da solo qual sarà la sua strada.
Nel secondo romanzo, Le orme del leone, facciamo un salto in Africa Orientale, nella Riserva del Niassa. Qui incontriamo Pedru che, in seguito all’attacco di un leone, ha perso un braccio. Issa, suo padre, è uno dei cacciatori più forti del villaggio e Pedru non può fare a meno di pensare che senza un braccio non potrà mai diventare un cacciatore altrettanto forte. Il suo unico pensiero, pur tornando alla vita di tutti i giorni, è vendicarsi, così, quando bisogna dare la caccia ai leoni che stanno terrorizzando il villaggio, il padre lo porta con sé. Sarà l’incontro con alcuni ricercatori a cambiare la vita di Pedru, sempre più consapevole di come per essere forti non servano due braccia.
Nicola Davies, zoologa e divulgatrice, ha pubblicato numerosi volumi per ragazzi (in Italia molti con Editoriale Scienza; il suo La cacca. Storia naturale dell’innominabile, ha vinto, nel 2005, il premio Andersen per la divulgazione scientifica). In questi due romanzi l’autrice riesce a coinvolgerci e a farci vedere, con molta semplicità, come i rapporti tra uomini e animali non sempre siano semplici; non si tratta di animali buoni e uomini cattivi (o viceversa), ma di esigenze di vita (e di sopravvivenza) per entrambi. Quando si conosce la complessità dei rapporti, solo allora si può cercare una soluzione che non riguadi solo il presente, ma che sappia anche guardare al futuro. In fondo a ogni volume, alcune pagine sono dedicate a illustrarci i progetti di conservazione, per proteggere elefanti e leoni dall’estinzione; da lontano possiamo fare qualcosa anche noi.
Per conoscere meglio Nicola Davies e “Fili d’erba”, date un’occhiata qui: