Avete mai pensato che dietro le storie che vedete rappresentate al cinema ci possano esserci delle vicissitudini altrettanto affascinanti? Fatti talmente incredibili che meritano di essere a loro volta raccontati sul grande schermo. È questo lo spirito con cui è nato “Saving Mr Banks”, il film che parla della realizzazione di uno dei più grandi capolavori Disney: “Mary Poppins”. Un classico per bambini, vincitore di 5 premi Oscar nel 1965, tra cui miglior colonna sonora e migliori effetti speciali (e come potrebbe essere altrimenti? Chi non si è mai messo a cantare “Supercalifragilistichespiralidoso” o a provare a saltare dentro a un disegno?).
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Credevate che Walt Disney potesse tutto con lo schiocco delle dita? Beh, vi sbagliavate: la pellicola racconta la lunga battaglia che l’inventore di Topolino intraprese con Pamela Lyndon Travers, autrice di Mary Poppins. Un corteggiamento serrato che durò vent’anni, durante i quali la Travers non volle cedere in alcun modo i diritti della sua opera, preoccupata di eventuali manipolazioni. E quando finalmente la donna acconsentì alle trattative, ciò che ne risultò fu uno snervante tiro alla fune, dove la Travers si dimostrò rigida in ogni aspetto della produzione, dalla scelta di Disney di fare un musical, agli attori selezionati per i vari personaggi, alla sceneggiatura.
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“Saving Mr Banks” però non celebra solo quel meraviglioso film che incantò generazioni: narra altresì la vera storia di Mary Poppins e dei Banks, la famiglia della stessa Travers. Le trame che qui si intrecciano dunque sono tre: quella di Mary Poppins, quella della sua realizzazione e quella personale dell’autrice. I flashback si alternano raccontando in parallelo le vicende, ricostruendo infine i fili di un percorso che piace a più livelli. Esattamente come per Mary Poppins d’altronde, che i più piccoli apprezzano per la magia, le musiche e le intrusioni cartoon, mentre i più grandi per il modo dolce ma fermo della perfetta nanny, in contrasto con la vana severità del padre dei due ragazzini.
Sarà ancora più bello, a fine film, rivedere il classico originale, ritrovando quei dettagli che ora potrebbero dirci qualcosa di nuovo e diverso.
