Dato che negli scorsi articoli vi ho esasperato con i LibroGame, ho deciso di parlarvi anche questa volta di un gioco.
Un gioco bellissimo che ha a che fare con le storie, con il raccontare e, perché no? Anche con i libri.
Tempo fa, passeggiando su una delle lunghe strade piene di negozi, vicino casa, mi sono imbattuta in uno dei miei posti preferiti: La Città del Sole.
Se non lo conoscete, ve lo presento.
Si tratta di un negozio di giocattoli. E fin qui, niente di nuovo. Sia nella presenza di negozi di giocattoli sparsi un po’ ovunque, che nel fatto che una come Petra Pan, possa esserne attratta e dedicarci del tempo.
Questo, però, è un negozio di giocattoli diverso da tutti gli altri.
Come ben saprete, alla mia veneranda età, ho un passato di giocattoli molto diversi da quelli con cui i bambini hanno a che fare oggi.
Per me non esistevano Pokémon, Digimon e Yu-Gi-Oh, ma c’era ben altro. Io avevo le pentoline, con cui cucinavo in giardino meravigliosi miscugli di foglie, terra e acqua; il mio piccolissimo servizio da tè, con una minuscola tazzina per ogni peluche e bambola del circondario perché avessero la possibilità di passare un piacevole pomeriggio con me; la valigetta del dottore, con dentro tutti gli strumenti utili a visitare un bambolotto malato per prescrivergli la giusta cura e metterlo in condizioni di guarire dalle più assurde malattie dei giocattoli.
Tutto questo mi permetteva di passare infiniti pomeriggi nella solitudine della mia cameretta, a raccontarmi un flusso ininterrotto di storie che ascoltavo solo io e che, per un po’, mi impedivano di sentirmi sola, dato che i miei rifiutavano categoricamente di regalarmi un fratellino.
Insomma, bando alle consuete storie strappalacrime, nella Città del Sole c’è tutto questo, e anche molto altro.
Ci sono giochi per la prima infanzia, incredibili libri pop-up, giochi di carte di ogni tipo, giocattoli didattici e costruttivi, costruzioni, caleidoscopi, animaletti di plastica, gioielli di legno, articoli per giocoleria, un mondo intero di colori e poi pongo, plastilina e qualsiasi altra cosa possa non nuocere a un bambino.
Impossibile non perdersi anche da grandi, con la scusa di comprare qualcosa per i propri piccoli.
In questo mondo meraviglioso, da brava nostalgica, ci entro spesso. Sempre con la scusa di capire cosa potrei regalare a un nipotino, ma in realtà con la segreta speranza di trovare qualcosa da prendere per me.
Questa volta, mentre sognavo di comprare una decina di mazzi di carte, tra cui quello “c’era una volta”, ho visto una minuscola scatolina che brillava del suo colore fluo, risaltando tra gli altri oggetti in vendita.
Ovviamente, la prima cosa che ho fatto è stata prenderla in mano e aprirla.
Dentro: sorpresa! Una serie di dadi, che però non avevano numeri sulle loro facce, bensì figure.
Caspita. E a che cosa servono? Ho girato la scatola e ho letto le istruzioni, molto brevi, che cominciavano con “In un paese molto molto lontano…”.
E dunque il desiderio si è fatto concreto, e ho deciso di prenderla, essendo non solo fanatica dei giochi analogici, ma anche del raccontare storie.
Questo gioco si chiama Rory’s Story Cubes, e quella che ho preso è la scatolina Voyages.
Ovviamente, dopo averci giocato, mi è venuta voglia di comprarli tutti.
Si tratta di una serie di giochi didattici che comprende tre scatoline come la mia: una verde, appunto, sui viaggi; una rossa; una azzurra, sulle azioni. In ogni scatola ci sono nove piccoli dadi, sulla faccia di ognuno dei quali è disegnata una figura, per un totale di cinquantaquattro immagini che possono formare tra loro circa dieci milioni di combinazioni.
Giocare è semplice: si lanciano i dadi, tutti insieme, e si osservano le figure.
Lo scopo del gioco è raccontare una storia usando tutte le immagini a propria disposizione.
Non c’è un ordine preciso per il quale scegliere le immagini e non c’è limite alla fantasia, perché non ci sono risposte sbagliate!
L’importante è usare tutte le immagini a propria disposizione.
Si può giocare da soli o in tanti, si può usare una serie di dadi, due, o anche tutte e tre insieme. Si possono prendere un po’ di dadi a testa e raccontare ognuno un pezzetto di storia, si può raccontare un’unica grande storia o tante diverse.
E vi assicuro che il divertimento è totale.
Ci ho giocato per un pomeriggio intero, ed è stato anche un po’ faticoso sforzarsi per raccontare una storia con tutti gli elementi a propria disposizione.
Eravamo in tre e abbiamo fatto almeno una decina di giri, raccontando una storia che continuavamo a mandare avanti. Ridendo moltissimo, è ovvio.
Rory’s Story Cubes è un progetto nato proprio per lo sviluppo delle facoltà dei bambini, ma è molto utile anche per i grandi che vogliono far divertire i loro piccoli, con una storia della buonanotte ogni sera diversa.
Una scatolina costa circa tredici euro, ma i dadi sono praticamente indistruttibili e hanno una durata infinita. Inoltre, non si scaricano mai le pile, a meno che non ci si stanchi di aver giocato troppo.
Sono molto intuitivi, facili da capire, e credo possano avere una buona possibilità anche nelle scuole.
Inoltre, per essere sicuri di poterli avere sempre con sé, è possibile anche scaricare l’app per iPhone, su AppStore, al costo di 1 euro e 79 centesimi.
Che dite, vi ho fatto venire voglia di averli?
Io sto risparmiando per comprare anche gli altri poi, se avete voglia, potreste raccontarmi la vostra storia. Che ne pensate?