Il video dello spettacolo teatrale di fine anno. Chi si ricordava di quella serata di fine maggio scorso? Ma la nostra bambina, naturalmente!
Ieri sera il fratello maggiore, 14 anni e soli tre giorni di prima liceo alle spalle, era fuori a cena con i suoi coetanei all'oratorio. Da bravo papà, mi ero reso disponibile per far compagnia alla “piccola”, di dieci anni.
– Stasera vediamo un bel film insieme! – le ho annunciato appena è tornata dagli allenamenti di atletica.
Ma il film lo aveva lei. Tutta fiera mi ha mostrato un disco che le hanno consegnato al mattino, a scuola. C'era scritto sopra AMICI PER LA PELLE.
E io: – Cos'è?
– Ma papà! E' il nostro teatro di fine anno, con la mia classe. Sei venuto anche tu a vederlo!
Bene, mi adatto. Se lei vuole rivedersi quella serata un po' scontata, con balli e canti appiccicati l'uno all'altro a formare una specie di trama buonista (tutti i bambini del mondo possono fare amicizia tra loro, basta volerlo eccetera eccetera…) e con applausi d'obbligo di genitori e nonni, così sia.
Ma attenzione. Ecco il miracolo. Rivedendo insieme lo show scopri due cose che ti spiazzano, una più importante dell'altra:
1. Lo spettacolo non era affatto così banale, semplice, scontato e prevedibile. Rivedi e tu stesso ti domandi: “Come? Hanno fatto anche questo? Ma guarda quei bambini di terza come ballano bene; e che simpatica quella battuta; e che fantasia l'incontro tra i ragazzi italiani e quelli marocchini, con tanto di tappeti e danza del ventre; e com'era giustamente emozionato il piccolo che ha recitato precisa e precisa la sua parte e poi si è trattenuto dallo scappare via dalla scena…
Insomma: eri lì, ma non ci sei mai abbastanza…
2. A un certo punto tua figlia salta su dal divano, va verso lo schermo, punta il dito ed esclama: – Io sono questa!
E tu vedi tua figlia che si salva dal pericoloso complesso di Narciso. Cioè vedi tua figlia che non vuole semplicemente ammirarsi e perdersi in se stessa, prigioniera delle sue paure e illusioni, ma essere riconosciuta dagli altri. A cominciare da te, che hai lo sguardo più prezioso che conosca.
E tu come un papero ti commuovi. Perché riscopri di avere in te lo stesso desiderio. Ricordi cosa ti ha fatto diventare l'adulto abbastanza sicuro di sé che sei adesso: lo sguardo degli altri.
Comincia la scuola. Gli insegnanti hanno fatto e stanno facendo programmi e progetti. Rinunciate a tutto, carissimi docenti, compressi nei tagli di spesa. Ma non rinunciate al teatro.
Infine: stessi ultimi giorni. O meglio: le serate. Uno spettacolino improvvisato tra i ragazzi e le ragazze dell'oratorio: un palco, un microfono, due luci puntate su di te. E questi ragazzi che si esprimono con tanta voglia e sanno fare bene cose che tu non osavi (oppure te lo sei solo dimenticato?).
Ciascuno riveda, insieme ai suoi piccoli, quanto c'è da rivedere: anche le foto delle vacanze si possono commentare insieme con spirito (se no perché le facciamo?). E appena possibile dite voi per primi: “Ma questa/o sei tu! E' stato quando hai fatto, hai detto, sei riuscito…”.
Buon spettacolo di sé a tutti!