Quando ho letto Quando ai veneziani crebbe la coda di Andrea Molesini (edito da Rizzoli Bur) sono successe due cose.
Come prima cosa ho riso tantissimo, di cuore. Come seconda cosa ho pensato: «Ecco questo è proprio uno di quei libri (rari) che ai bambini piacerà sicuramente». Chiariamo quest’ultimo punto un momento: i bambini leggono, eccome; lo dicono i numeri, gli editori e tanta altra bella gente adulta. Come leggono però? La maggior parte delle volte leggono obbligati (le famose liste di libri da leggere durante l’estate), controvoglia, per forza, con l’unico obiettivo di compilare le odiate schede di lettura.
Perché questa lunga introduzione? Perché il libro di Andrea Molesini è un libro a misura di bambino. È di una tale freschezza e spontaneità che sicuramente riuscirebbe ad entusiasmare anche il più scettico dei piccoli lettori. Prima di tutto la scrittura: parole a volte dal significato oscuro ma dal suono buffo, dolce; in secondo luogo la narrazione, una voce calda d’altri tempi, che ricorda quasi un nonno che racconta una stramba e antichissima storia della sua infanzia. E poi, beh, c’è la storia che sta già tutta nel titolo: quando ai veneziani crebbe la coda. Un adulto, ahimè, potrebbe pensare a qualche significato nascosto in quel titolo, una metafora un po’ bislacca. E invece è tutto già cristallino fin dal titolo: un giorno i veneziani si svegliano con una bella coda, proprio sopra il sedere. Immaginate lo sconcerto dei cittadini, immaginate le risate dei bambini nel leggere di un fatto così assurdo e descritto in ogni particolare: Molesini infatti ci descrive la coda di ogni abitante e come ognuno di quei vanitosi veneziani cerchi di acconciarla in modo originale.
A questo si aggiungono i protagonisti: due vivaci bambini, Davide e Giovanni, i loro angeli custodi Pissi e Pussu, una befana ubriaca, la luna e gli abitanti di Venezia. L’intera vicenda inizia un po’ per caso con una befana un po’ imbranata e un sabotaggio amoroso: questi piccoli eventi scatenano l’increscioso incidente sulla città di Venezia. Dopo le grasse risate iniziali, Giovanni e Davide (e noi con loro) iniziano a preoccuparsi e ad interrogarsi sul perché solo loro 2 siano senza coda: cominciano così a farsi qualche domanda e ne scoprono delle belle. È una storia con un lieto fine ovviamente, sebbene anche nel finale Molesini chiuda strizzando l’occhiolino al lettore. Se andate a Venezia e notate un comignolo storto…
Quando ai veneziani crebbe la coda fu pubblicato per la prima volta nel 1989, ma questo poco importa perché la storia scritta da Molesini è senza tempo: non solo perché ambientata nell’anno “mille-e-non-si-sa-bene”, ma perché storia e personaggi sono diversi dai piccoli protagonisti dei libri di oggi. Il libro è un inno alla risata libera e senza malizia, una risata un po’ “monella”, tipica dei bambini capaci di ridere di tutto senza cattiveria, sempre con quella leggera innocenza che li contraddistingue. Leggere questo libro è stato come passare del tempo in loro compagnia, immaginando le loro risate non appena accadeva qualche evento davvero buffo (e il libro ne è pieno). Davvero un bel libro!