Mr. Chris Wiggs era un uomo gentile e, soprattutto, un padre attento e premuroso. Amava la figlioletta Kate più di ogni altra cosa al mondo e ciò che più lo rendeva felice era trascorrere con lei le proprie giornate. Ogni occasione era giusta per giocare insieme e, inventivo com’era, non perdeva tempo nel creare giochi sempre nuovi e divertenti.
Un po’ ciò che accadde durante quella vacanza trascorsa in Irlanda nel 1983, quando, utilizzando solo un portacipria e qualche altro materiale di scarto, creò una piccola casetta per delle bambole altrettanto piccole. Un giocattolo che la figlia avrebbe potuto portarsi sempre dietro. Nel palmo di una mano, insomma.
Questa, in soldoni, la genesi di uno tra i giocattoli più venduti degli anni ’90: Polly Pocket, la bambolina alta appena qualche cm (un pollice, per l’appunto), la cui simpatica casetta (un paio di stanze con annesso giardino o parco giochi!) poteva essere custodita all’interno di una tasca (pocket).
Molte delle lettrici sicuramente la ricorderanno e, chissà, magari ne conservano ancora qualche pezzo su una polverosa mensola di casa.
Io, d’altra parte, che bambina non ero, giocavo invece con Mighty Max!
Fiutato l’affare, dato il rapido successo ottenuto dal marchio, la Bluebird Toys (casa di produzione) pensò bene di rendere allettante l’idea anche per quella fetta di pubblico che per ovvie ragioni era rimasta insensibile al fascino rivoluzionario di Polly Pocket.
Serviva qualcosa di simile ma, allo stesso tempo, profondamente diverso per allargare ulteriormente il mercato; per tirare cioè all’amo anche il pubblico maschile. Ecco allora il mondo di Polly riempirsi di mostri e strani esseri deformi, con le pulite ed ordinate casette trasformate nei tremendi Gusci Orribilosi, scenari ben più adatti ad accogliere l’eterna lotta tra Bene e Male.
Al posto di Polly, il giovane Max, custode del famigerato berretto cosmico, la chiave per muoversi da una dimensione all’altra dello spazio-tempo.
Oh, io i miei Gusci Orribilosi li conservo ancora, sì. Una schiera di serpenti, dita di mummie, topi e mosche giganti.
Un’idea a dir poco geniale quella di Mr. Wiggs. Come tutte le idee geniali nata all’improvviso, per puro caso, il cui incredibile successo è figlio di una piccola e semplice intuizione: non c’è momento della giornata in cui il bambino smette di giocare.
Ecco allora che questi piccoli gusci colorati ben si prestavano ad essere trasportati da un posto all’altro, un intero universo fantastico nascosto in pochi frammenti di spazio. A meno di non inghiottire sbadatamente i piccoli pezzi, s’intende…