Il 27 marzo, all’interno della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, si è svolto La scrittura delle immagini, un incontro tra due fuoriclasse, Roberto Innocenti e Peter Sis, presentati da Giovanni Nucci.
Peter Sis è autore e illustratore di libri per ragazzi, nato in Cecoslovacchia, vive e lavora in America, ma – beato lui – ha studiato a Londra con Quentin Blake. Quest’anno è stata affidata a lui la copertina del catalogo illustratori, un onore che comporta anche un piccolo spazio espositivo all’interno della Fiera (qui sotto potete vedere la tavola realizzata per la copertina).
Roberto Innocenti è l’unico illustratore italiano ad aver ricevuto l’Andersen Award dall’Ibby a Copenhagen, nel 2008. È nato e vive in Toscana, ma il suo talento è riconosciuto soprattutto all’estero se pensiamo che i suo capolavori come Rosa Bianca, Le avventure di Pinocchio, Un canto di Natale, L’ultima spiaggia, La storia di Erika e il recentissimo Cappuccetto Rosso (appena uscito in Italia con La Margherita) sono stati tutti pubblicati dall’editore americano Creative Editions.
È veramente buffo vedere insieme questi due artisti, ognuno con il suo percorso, con uno stile ormai ben riconoscibile, ben distinti tra di loro eppure vicini nella passione per il lavoro, ma anche nella gentilezza dei toni con cui si rivolgono l’uno all’altro, quasi con reverenza, dimostrando una sincera stima reciproca.
Innocenti parla del disegno come narrazione, le due cose sono inscindibili, la storia è come un paesaggio.
Entrambi gli illustratori si caratterizzano per la densità presente nelle loro immagini. Sis elogia la densità delle illustrazioni di Innocenti, i cui libri gli sembrano magici, perfetti per tutte le età. Si lamenta poi degli editori che chiedono la fascia di età a cui è rivolto un libro e di come lui stesso inizialmente si sia trovato a lavorare su ciò che piaceva in un determinato momento ai suoi figli (i dinosauri, il mestiere del pompiere), per poi rendersi conto che erano passioni intense ma anche brevi, messe presto da parte. L’infanzia è un linguaggio universale, eppure lui si è ritrovato in America a sentirsi dire: “Ritorna in Belgio” (paese, tra l’altro, con cui non ha rapporti), un modo per dirgli che i suoi lavori erano troppo europei /cerebrali. Sis apprezza molto i dettagli infiniti nelle illustrazioni di Innocenti, ma – allo stesso tempo – non riesce a spiegare in poche parole il processo lungo che è alla base dei suoi lavori, altrettanto densi.
Innocenti, con molta semplicità, racconta di non potersi esprimere in altri modi; la densità non è una sua scelta, a volte invidia chi con pochi tratti riesce a essere comunicativo. Solo in La Storia di Erika, una storia in cui sarebbe stato facile commuovere mostrando i visi, ha lavorato per sottrazione, togliendo le facce, togliendo tutto. Di solito invece si diverte a mettere tante cose nelle sue pagine, anche quelle che i bambini non conosco, perché il libro desta un dialogo, i bambini scoprono, domandano; in fondo gli unici intellettuali rimasti sono proprio i bambini.
Sul rapporto coi classici, Innocenti confessa che ora si diverte di più a inventare storie nuove, perché rapportarsi coi classici è molto faticoso. Parla del suo Pinocchio, che è quasi una “guida” della Toscana. Pinocchio vien fuori dal legno verso i cinque anni, così come Innocenti alla stessa età usciva dalla guerra. Dalla guerra si usciva un po’ timidi e il Pinocchio di Innocenti è timido inserito nella vita contadina e paesana della Toscana.
Peter Sis si è rapportato invece con due grandi figure, Cristoforo Colombo e Galileo Galilei. Al riguardo l’illustratore racconta di come i due personaggi facessero parte della sua vita sin dall’infanzia, considerati come degli eroi. Tanti lo hanno poi accusato di celebrare come eroe Colombo, responsabile, con il suo arrivo in America, del successivo genocidio delle popolazioni autoctone. Così, anche per quanto riguarda Galileo, si è reso conto che molti rifiutano ancora le sue idee. Molti americani, ha visto, non credono ancora nelle teorie di Darwin sull’evoluzionismo e in Texas gli hanno anche consigliato di non mettere più piede nel paese! Lavorare su queste storie gli permette quindi di auto educarsi e approfondire le sue conoscenze.
L’incontro si è concluso parlando dell’ultimo lavoro di Innocenti, Cappuccetto Rosso. Una fiaba moderna. Innocenti si pone come regista, partendo dall’occasione offerta da tutte le fiabe: c’era una volta. Quando? Può essere mille anni fa, ma può essere anche domani. O oggi, come questa Cappuccetto Rosso, che vive nella periferia di una grande città, dove il bosco è un grande centro commerciale.
La storia di Cappuccetto Rosso fa paura, deve far paura (non è un caso che non sia mai diventato un cartone animato Disney). Cappuccetto Rosso è come Alice che scopre un Paese delle Meraviglie. Innocenti vuole mostrare le cose brutte, quelle che si fa finta di non vedere. Tra queste anche la pubblicità che ci circonda ovunque, che soffoca le nostre vite come soffoca le tavole di queste illustrazioni.
Certamente ora attraversare una strada di periferia può essere più pericoloso di attraversare un bosco. Il lupo è un motociclista vestito di nero. I finali, come in uno show televisivo, diventano due: quello senza speranza di Perrault (senza cacciatore) e il lieto fine dei Grimm (con la polizia-cacciatore).
In ogni caso, attenti al lupo!