Un semplice gioco didattico che propongo spesso quando vado nella classi delle elementari per svolgere qualche attività di animazione alla lettura. Propongo: “raccontatemi cosa avete fatto stamattina dalle 7 in poi, ma non potete usare la parola ‘scuola’. Ovviamente dovete essere sinceri...”.
Si tratta di un esercizio per spingerli a usare sinonimi o giri di parole per indicare una realtà facendosi capire e nello stesso tempo non dando per scontato l’uso del termine più facile, più comune e quindi più scontato.
Invece che dire: “alle otto meno un quarto sono uscito per andare a scuola…”, devono dire: “alle otto meno un quarto sono uscito per andare nel posto dove imparo le cose…”.
E tu, che ascolti, domandi subito: “Che cose? Spiegati meglio”. E il bambino: “Le cose… la matematica, la storia…”.
E tu: “Ah! C’è un posto dove si imparano queste cose?”, “Sì”, “E come l’hai trovato?”, “… mi ci hanno mandato…” oppure: “… è dove vanno tutti i bambini…”. E tu, ostinato: “’è fatto questo posto?”. E loro spiegano, come se parlassero a una persona caduta qui da Marte.
Ovviamente il gioco è divertente quanto più è vivace l’attenzione di chi lo conduce e fa il finto tonto. Ma intanto loro capiscono quante cose sono contenute in una sola parola.
“La vita entra nelle parole come il mare in una nave”.
E’ un bel verso di una poesia di Luis Garcia Montero, un autore spagnolo che ho scoperto da poco. Rende bene un concetto prezioso e vitale: usiamo spesso le parole non per navigare la vita, per scoprirla da dentro, per farne esperienza. Le usiamo troppo spesso per galleggiarci sopra. Così, quando il mare si agita appena, la vita che stava sotto la parola stanca che avevi lasciato a lungo ormeggiata pigramente, di colpo invade lo scafo.
Pensiamo così alla parola “amore”. O alla parola “matrimonio”. O alla parola “papà”.
No, papà no. Non è di quelle parole che si possono lasciare ormeggiate. Perché chi la usa, il tuo bambino o bambina, la usa sempre per invaderti, poco o tanto, la vita. Sarà che i figli sono infatti un grande dono della vita? Sarà che è per questo che a volte sono tempesta?