Se decidessero oggi di costruire un monumento in onore di Roald Dahl e piazzarlo proprio sotto casa mia perché sarebbe l’unico posto che sembri utile per farlo, sarei la prima a firmare il foglio con la petizione per il sì. E aggiungerei: muoviamoci che mi sembra già troppo tardi.
Roald Dahl è uno di quegli scrittori che tanto mi hanno dato durante la mia infanzia e tanto continuano a darmi ora che sono grande.
Quando ero una bimbetta mocciosa, tra i banchi di scuola delle elementari nemmeno sapevo di avere a che fare con i libri dello stesso meraviglioso autore, mi interessava solo di quanto fossi felice leggendoli.
È da grande che ho capito che è avvenuto grazie a Dahl l’inizio di questa meravigliosa avventura che è la lettura, e che mi ha evitato di sentirmi sola in tutti quei lunghi anni di timidezza puerile.
Ma bando alle storie lacrimevoli, passerei oltre per descrivere il libro.
Da solo pochi giorni siamo reduci dalla festa della Befana e ho colto l’occasione per lasciarmi ispirare a parlare di un libro un po’ a tema con la nostra cara vecchina.
Come sappiamo, e come ci insegna la vecchissima tradizione, la Befana arriverebbe a cavallo di una scopa, con in spalla un sacco pieno di dolciumi e, calandosi dal camino, riempirebbe le calze di tutti i bambini buoni per dar loro un po’ di dolcezza per cominciare bene il nuovo anno.
Ma questa volta Roald Dahl ci parla di tutt’altro genere di vecchine magiche.
Questa volta abbiamo a che fare con delle streghe vere, le più cattive che esistono. C’è però un modo per riconoscerle e bisogna stare attenti a non lasciarsi avvicinare troppo da loro perché si rischia grosso.
Questa storia comincia con un bambino che, a seguito di un incidente stradale, perde i genitori e va a vivere con la nonna in Norvegia.
Durante l’estate, nonna e nipote si concedono una vacanza in Inghilterra, in un Hotel sulla spiaggia.
La nonna ha regalato al nipote due topolini perché non si senta solo e, tra le tante raccomandazioni che gli fa, gli ricorda di fare molta attenzione alle streghe. Che sì, esistono davvero, e non vanno proprio d’accordo con i bambini.
Le streghe si nascondono tra la gente comune e c’è un solo modo per riconoscerle: fare molta attenzione ai loro atteggiamenti.
Ebbene, non si troverà mai una strega che non indossi i guanti per nascondere le sue mani adunche, e molte streghe si grattano continuamente la testa perché indossano delle parrucche per nascondere le loro inquietanti teste calve. Le streghe portano scarpe a punta e molto spesso se le tolgono sotto i tavoli per far riposare i loro piedi quadrati. Le streghe hanno i denti azzurrini perché la loro saliva è blu come se bevessero solo succo di mirtillo. Ma quel che è peggio, è che le streghe odiano tutti i bambini del mondo e stanno tramando per eliminarli.
Proprio mentre gioca coi suoi topolini, il bambino scopre che nell’albergo dove alloggia con la nonna c’è uno dei più grossi convegni di streghe del mondo, e questa volta siamo davvero tutti in pericolo perché le streghe hanno inventato una nuova pozione: la Pozione 86 che, con effetto retroattivo, permetterà di trasformare tutti i bambini del mondo in topi.
Purtroppo il bimbo si avvicina troppo a loro e non ci vorrà molto perché diventi un topolino anche lui. Ma non si da’ per vinto e corre dalla nonna per spiegarle il misfatto.
La nonnina comprende tutto ed escogita un piano per eliminare le streghe. Dopo essere riusciti a impadronirsi della pozione, e averla messa nel cibo che verrà servito alle streghe per cena, la nonna e il bambino-topo assistono alla loro trasformazione, e alla loro eliminazione da parte dei camerieri dell’albergo.
Ma è proprio qui che comincia la storia, perché non tutte le streghe sono state eliminate: bisogna salvare tutti i bambini del mondo! E la nonnina e il bambino-topo stanno escogitando un grande piano.
Devo ammettere di non aver mai avuto troppa paura di essere tramutata in topo nemmeno da bambina, sapevo già che la supernonnina ci avrebbe salvati tutti. Dopotutto, una nonna che insegna al proprio nipote che non è importante l’aspetto che hai, basta che qualcuno ti ami, non può che essere la salvatrice del mondo.
Quello che ho sempre amato, e ancora amo, dei libri di Dahl, è proprio questo: gli insegnamenti velati che ci sono tra le righe dei romanzi.
Non solo in questo, ma anche negli altri libri, ci sono delle frasi significative che aiutano i bambini a camminare un po’ più fermi sulle loro gambe e, cosa più importante: a sentirsi meno soli.
Personalmente ho sempre avuto questo problema, quando ero piccola. Leggere i libri di Dahl mi ha aiutato a capire che la solitudine era solo una cosa che avevo bisogno di superare, come la paura del buio.
E poi queste favole magiche hanno una grossa presa sui bambini: le streghe fanno paura, ma non è necessario abbandonarsi alle proprie paure, quando si sa come vincerle.
Per la piccola me, questo è stato molto importante da imparare. E per la me grande, trovo consolante leggere un libro così.
I libri di Dahl continuano ad essere per me delle grandi coccole da farsi nei momenti di sconforto, ma anche in qualsiasi momento si preferisca.
Anche da grande continuo ad amare i libri che hanno dentro di essi della magia e, sebbene qui la magia non sia dichiaratamente buona, la si può comunque trovare leggendo fra le righe.
Chissà, magari invece la nonnina è davvero una fata e nessuno di noi lo sa.
Non importa chi sei nè che aspetto hai. Basta che qualcuno ti ami.
Se decidessero di costruire un monumento di Roald Dahl e piazzarlo proprio sotto casa mia, sarei la prima a firmare il foglio con la petizione per il sì
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- Pubblicato il 10 Gennaio 2013