Ashlynn, Daniel e Nemo. Tre ragazzi con tre storie, tre origini diverse e una parte di destino comune.
Ashlynn è una giovane americana proveniente da una facoltosa famiglia, Daniel è un valletto con il passato da acrobata e Nemo è proprio lui, il capitano e costruttore del Nautilus che Jules Verne farà viaggiare Ventimila leghe sotto i mari (Vingt mille lieues sous le mers, 1870).
Ora, però, Nemo non è ancora il capitano Nemo, è un semplice ragazzo anche se si ritrova in una storia molto più grande rispetto alla sua età, in una fuga e una ricerca che giungono in L’isola in fondo al mare al terzo e ultimo capitolo.
L’avventura è cominciata in Nemo. Il ragazzo senza nome: nel 1829 un ragazzino dalla pelle scura sbarca da un transatlantico al porto di Le Havre, con una carrozza si dirige in un collegio nei dintorni di Parigi. È un ragazzo taciturno e il mistero intorno alla sua figura comincia sin dal suo vero nome che nessuno conosce, chi vuole può chiamarlo semplicemente Nemo. Nonostante l’iniziale diffidenza, il ragazzo troverà nel collegio due amici di cui potersi fidare (Ashlynn che studia nello stesso collegio e Daniel che vi lavora) e proprio con loro fuggirà in piena notte per compiere una missione e allo stesso tempo per salvarsi da Miss Zeta e dagli Scarlatti che vogliono eliminare Nemo e il pericolo che rappresenta per i loro piani.
Compagno fedele di viaggio dei tre ragazzi è Nautilus, il cane di Nemo, che li seguirà anche via aerea a bordo dell’aeronave che li condurrà a Praga, direzione scelta secondo le indicazioni, seppur tutte da decifrare, presenti su un piccolo taccuino rosso, il bene più prezioso posseduto da Nemo.
Il misterioso ragazzo si rivelerà essere un principe alla ricerca di un tesoro (misterioso quanto lui) necessario per salvare il proprio regno, il Bundelkhand, da chi vuole impossessarsene.
In Il gigante di pietra (di cui vi abbiamo parlato qui), abbiamo visto che la ricerca del tesoro (così come l’inseguimento da parte degli Scarlatti) non si conclude a Praga, dove i ragazzi sono ospiti nel ghetto ebraico prima di decifrare ulteriori indizi nel taccuino, abbastanza per comprendere che la meta verso cui dirigersi, il più in fretta possibile, è Venezia.
Nel terzo capitolo delle avventure del giovane Nemo, capiamo subito che arrivare a Venezia non sarà semplice, si tratta di un viaggio lungo e faticoso che richiede anche molto ingegno perché, una volta attraversate, nelle acque della Moldava, pianure gelide, occorrerà trasformare la nave a vapore su cui viaggiano in una “aerobarca”, in modo da superare l’ostacolo rappresentato dalle Alpi prima di poter finalmente giungere in Italia.
In L’isola in fondo al mare la corsa verso la fine dell’avventura diventa più veloce (ma sappiamo che la fine non sarà che l’inizio delle avventure del futuro capitano Nemo). Sin dai primi capitoli, le strade dei tre amici si separeranno per la prima volta: da una parte Nemo e Daniel, dall’altra Ashlynn, caduta dalla aerobarca e dispersa. Anche Nautilus, il cagnone compagno di viaggio, arriva a Venezia con Nemo e Daniel e si dimostrerà, nuovamente, l’amico più fedele.
La narrazione di Morosinotto segue da una parte Daniel e Nemo e dall’altra Ashlyn, quest’ultima si trova dapprima al sicuro, grazie a una vecchina che l’ha salvata dal congelamento dopo la caduta nelle acque della Moldava, poi in pericolo una volta finita nelle mani della terribile e senza scrupoli Miss Zeta.
Non essendo riusciti a ritrovare Ashlynn, Nemo e Daniel hanno ripreso il loro viaggio verso Venezia e qui, tramite gli indizi a loro disposizione, continuano la ricerca del misterioso tesoro, inizialmente indisturbati e poi con il nemico alle calcagna.
Riunire il gruppo dei tre amici non sarà indolore, ma ritrovarsi insieme darà loro nuova forza per affrontare sia il dolore per chi non c’è più che le nuove prove da superare prima dell’epilogo inaspettato e ricco di colpi di scena, un epilogo che si lega nell’immaginazione del lettore al futuro, già scritto, del capitano Nemo e del suo leggendario Nautilus.