Mickael El Fhati, Moabi, Terre di Mezzo Editore
Moabi, delicatissimo albo pubblicato in Italia da Terre di Mezzo, si presenta con tutta la grazia, la potenza e la saggezza di un rituale antico. Come un incantesimo che si diffonde pagina dopo pagina per riempire gli occhi, il cuore e i pensieri di autentica meraviglia.
In un crescendo cromatico esplosivo, Mickael El Fhati, autore del testo e delle straordinarie illustrazioni, ci offre un’opportunità: fermarci, chiudere gli occhi e immaginare un viaggio a ritroso nel tempo, in un luogo remoto in cui si ha la sensazione che tutto stia per cominciare e in cui è la natura che regna sovrana.
Liberi da condizionamenti, sovrastrutture, idee già apprese e consumate, ci si può sedere comodamente nel ventre della terra, su una distesa verde, azzurra, turchina, glicine o gialla e ascoltare in silenzio una favola.
È la storia di un seme, come tanti altri, che lotta contro le intemperie climatiche per non perdere il suo posto nel mondo; di un germoglio fragile che resiste al vento; delle sue radici che si fanno largo nel terreno per raccogliere tesori e segreti; di un tronco prima sottile poi più forte e alla fine così maestoso da non avere più paura di nulla; e infine dei suoi rami che potenti e sinuosi puntano verso l’alto con l’intento di raggiungere la luce e creare l’impalcatura naturale del cielo.
Qui le dinamiche della narrazione cambiano, il punto di vista viene ribaltato, perché il Moabi, da piccolo seme, timido e impaurito, è cresciuto, diventato grande, il più grande albero d’Africa e osserva attento e curioso ciò che accade intorno a lui per raccontarci un’altra storia ancora.
È una storia di fiori, di piante, di piccoli alberi, di boschetti che diventano boschi e diventano foreste, di primi uccelli, in grado di volare così in alto da poggiarsi sui suoi rami; di dinosauri, che sussurrano i loro segreti alle sue foglie; di scimmie che si arrampicano veloci per cibarsi dei suoi frutti e svelare in cambio i misteri del mondo; e infine di uomini, esseri speciali che si sono alzati in piedi, sulle loro gambe, per guardare lontano ed esplorare il mondo al di fuori della foresta, ma anche per costringere un albero maestoso e millenario a nascondere le sue chiome sotto altre cime per paura di essere visto.
Moabi è un albo diviso in due, come spaccato a metà, così come la sua immagine di copertina: da un lato una foresta rigogliosa, dalla texture cromatica esplosiva, dall’altro una distesa monocromatica con piccole barche e piccoli uomini, gli amici del fuoco, pronti a tornare nella foresta vergine per scaldarsi, creare i loro nidi, fabbricare i loro utensili.
Da un lato un albo poetico, un manifesto ecologico, una favola di sostenibilità ambientale contro lo sfruttamento delle foreste; dall’altro una storia di vita, di creazione, di sviluppo, un principio di speranza, che cura l’anima e addolcisce lo sguardo.