Il 23 ottobre Gianni Rodari ha compiuto 93 anni. Sì, lo so bene che lo scrittore più amato dai bambini ormai non c’è più, ma so altrettanto bene che continua a farvi compagnia con i suoi libri bellissimi, le sue filastrocche e le sue storie.
E non è finita qui. Anche la Grammatica della fantasia, fra le opere più significative di Rodari, ha appena compiuto gli anni, quaranta per la precisione, e l’Einaudi ha deciso di festeggiarne il compleanno con una nuova edizione, da poco in libreria.
Proprio nella Grammatica, Rodari dimostra di conoscere benissimo l’importanza che il teatro può avere per i kids, e infatti scrive: «Teatro dei ragazzi e teatro per i ragazzi sono due cose diverse, ma ugualmente importanti se l’una e l’altra sono, sanno mettersi veramente, al servizio dei ragazzi».
È semplice divertirsi col teatro, aggiunge. Basta offrire ai ragazzi tre oggetti e chiedere loro d’inventare e rappresentare una scena: è come scrivere una storia con tre parole, ma molto meglio, perché «gli oggetti offrono all’immaginazione un supporto molto più solido». E poi s’inventa e si crea tutti assieme, all’interno di un gruppo, volete mettere la differenza?
Nel capitolo 23, Rodari ci racconta un gioco, chiamato Mettiamo le carte in favola, inventato da Franco Passatore e dai suoi amici del «Gruppo Teatro-Gioco-Vita» – un gioco così bello, scrive, che vorrebbe averlo inventato lui. Eccolo qua:
«Il gioco consiste nell’inventare e nell’illustrare una storia collettiva; può essere stimolato da un apposito mazzo di carte preparato dall’animatore incollando su una cinquantina di cartoncini figure e immagini varie ritagliate da giornali o da riviste. La lettura di queste immagini è sempre diversa perché ciascuna carta del mazzo è collegabile con la precedente solo per libera associazione d’idee o comunque mediante un gioco di fantasia. L’animatore seduto nel mezzo del circolo di bambini fa scegliere casualmente a un bambino una carta: questi dovrà interpretarla verbalmente dando così inizio alla storia collettiva. La sua esposizione servirà a lui per illustrare sul supporto bianco (con un dipinto o con un collage) la prima parte della storia, e al compagno vicino, che dovrà continuare il racconto, interpretando a sua volta una carta successiva, collegarla con l’episodio precedente e illustrarne gli sviluppi narrativi con un dipinto o un collage vicino a quello precedente. Il gioco continua così fino all’ultimo bambino al quale è affidato il compito di terminare la storia. Il risultato è un lungo pannello illustrato da tutti i bambini i quali potranno rileggere visivamente la loro storia collettiva».
E voi cosa state aspettando a mettere le carte in favola?