Philip Pullman è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi scrittori di fantasy di tutti i tempi e a ragione: la sua trilogia Queste oscure materie raggiunge picchi altissimi, mescolando sapientemente religione, scienza e fantasia e costruendo un’avventura di ragazzi dalle molteplici interpretazioni e che anche gli adulti adorano. Con Il libro della polvere. La belle sauvage, Pullman ci riporta nell’universo della Polvere, di Lyra Belacqua e dei daimon, un mondo fantastico che continua a stupire e a far riflettere.
Philip Pullman, Il libro della polvere. La Belle Sauvage, Salani
Non è semplice per nessun autore confrontarsi con la propria opera più conosciuta: lo sa bene, ad esempio, J. K. Rowling che, molto intelligentemente, ha deciso di non continuare le avventure di Harry Potter pur sapendo che ambientare una storia nell’universo narrativo più famoso di tutti i tempi sarebbe un’operazione di marketing di sicuro successo. In ogni caso, quello che ho pensato leggendo il primo volume di questa nuova trilogia, è che Pullman non ha ripreso questa storia per puro marketing (beh, magari in parte sì, ma in ogni caso la gestazione di questa storia è bella lunga, l’autore ha aspettato circa vent’anni prima di rimetterci mano!) ma perché effettivamente qualcosa da raccontare ce l’aveva.
Naturalmente, se non avete letto la prima trilogia vi invito a farlo: Il libro della polvere. La belle sauvage è una storia dedicata ai fan, a chi già conosce i meccanismi del mondo di Pullman. Certo, si può leggere anche se non ne sapete nulla, ma solo conoscendo l’avventura di Lyra sarete in grado davvero di cogliere tutte le sfumature di questa nuova avventura, ambientata qualche anno prima. Lyra è una neonata, ma fin da subito rivela la sua importanza: i suoi genitori l’hanno abbandonata, la piccola si trova nel convento di Santa Rosamunda, protetta dalle suore, ma attorno alla bambina si sviluppano oscuri meccanismi politici e religiosi. La neonata è al centro dell’interesse dei suoi genitori, di alcuni scienziati, ma anche della Corte Concistoriale di Disciplina, un organismo della Chiesa che si occupa di eresia e miscredenza. Protagonista di questa avventura è l’undicenne Malcolm Polstead, figlio unico dei locandieri del Trout, una locanda molto frequentata di Oxford, che sorge al Nord del Tamigi. Il ragazzino frequenta abitualmente il convento, chiacchierando con le suore che gli insegnano molte cose. Il daimon di Malcolm è Asta; i daimon sono animali che accompagnano sempre le persone e che rappresentano la loro anima, i daimon dei ragazzi cambiano spesso forma, assumendone una fissa solo da adulti. Malcolm possiede una barca, la Belle Sauvage, che diventerà protagonista, assieme a lui, di questa avventura: Lyra, infatti, è in pericolo e quando una terribile inondazione distrugge ogni cosa, compreso il convento in cui la piccola si trova, toccherà a Malcolm, alla sua amica-nemica Alice (che lavora al Trout con lui) e alla Belle Sauvage salvare Lyra, soprattutto dalle mire di un disgustoso individuo di nome Gerard Bonneville che ha come daimon una iena senza una zampa, un cattivo davvero perfetto che Pullman descrive in una maniera tale da mettere i brividi: si coglie perfettamente tutto il disgusto e il marciume che questo personaggio si porta dietro.
La scrittura di Pullman richiede attenzione e pazienza, il mondo che l’autore descrive è complesso e spesso oscuro e il lettore può sentirsi, all’inizio, confuso e perso. Il bello, però, è che alla fine, quando le regole che mandano avanti l’universo di Pullman saranno più chiare, tutto diventerà naturale, tutto sarà più semplice: quella raccontata da Pullman è un’avventura che bisogna vivere nel profondo, solo dopo la si potrà comprendere. In questo caso, la storia inizia a ingranare davvero da metà libro in poi, quando l’azione si fa più serrata: la prima parte del libro non annoia, comunque, anzi. È un modo per l’autore di introdurre i nuovi lettori nel suo mondo e riaccogliere a casa i vecchi.