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L’età sospesa

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Autore/i: Aidan Chambers
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Joyce Carol Oates, una delle voci più importanti della letteratura contemporanea, confessa che, a 9 anni, la nonna paterna le regalò Alice nel paese delle meraviglie, lettura che per lei concise con la nascita del suo desiderio di scrivere. Alice è una bambina, dice la Oates, ma non è infantile. C’è in lei qualcosa di responsabile e maturo, una scarsa disponibilità a subire le prepotenze o a essere sottomessa con la paura, un’inclinazione a mostrarsi scettica nei confronti degli adulti.

Questa dignità, questa implicita compiutezza di ogni fase evolutiva, come qui l’ha raccontata Laura Pigozzi (in Adolescenza zero), credo possano essere buone chiavi di lettura de L’età sospesa, il nuovo saggio di Aidan Chambers, a cura di Gabriela Zucchini per Equilibri Edizioni.

Voce autorevole nell’ambito della promozione alla lettura, Aidan Chambers è anche uno dei più grandi scrittori contemporanei per ragazzi: il suo primo libro, Breaktime, è del 1975, e da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali fino al grande successo di Cartoline della terra di nessuno che gli è valso la vittoria della prestigiosa Carnegie Medal nel 1999 –  l’ultimo titolo uscito per Rizzoli è Confessioni del giovane Tidman.

Tra le critiche ricevute ai suoi romanzi, quella più assidua si riferisce al modo in cui i giovani protagonisti delle sue storie dimostrano una acutezza di pensiero, una capacità di analisi e comprensione del reale che sarebbero oltre i limiti comunemente riconosciuti all’età adolescenziale. Per Chambers è invece fondamentale proprio circoscrivere e riconoscere la peculiarità del tempo che va dai 13 ai 25 anni, tempo “nettamente distinto da quello dell’infanzia e dell’età adulta, che richiede una letteratura specifica ad essa dedicata” come è anche necessario capire cosa è stato finora realizzato e cosa possiamo fare per favorire l’evoluzione di questo genere.

Come narrare una storia per ragazzi

In L’età sospesa, la storia del genere e l’attenzione per l’adolescenza si dipanano pagina dopo pagina, grazie a un punto di vista che non è più quello dell’insegnante e dello studioso di letteratura per ragazzi (come in Siamo quello che leggiamo o Il lettore infinito editi sempre da Equilibri edizioni), ma è quello dello scrittore che ama profondamente il suo mestiere, del narratore di storie che discute con se stesso e con i lettori del ruolo e della funzione di questa stessa narrazione.

Il come narrare una storia per ragazzi diventa così la misura del pensiero dell’autore sull’età sospesa, nel difficile e complicato compito di dare voce ai ragazzi, compito essenziale per uscire da una letteratura segnata da fini pedagogici o moralistici.

Lo spartiacque in questo senso è costituito dall’operazione narrativa di Mark Twain e del suo Le avventure di Huckleberry Finn (1884) nel quale, per la prima volta, si assiste alla narrazione di una storia filtrata interamente dai pensieri, dalle sensazioni e dal vissuto del ragazzo che la sta raccontando.

Prima di Twain il narratore delle storie per ragazzi era adulto, la narrazione era in terza persona ed era costellata di commenti e incursioni personali del narratore; anche il capolavoro della Alcott, Piccole donne, che ‘per le giovani lettrici rappresentava uno specchio della loro condizione e del loro modo di essere […] è una storia di adolescenza femminile narrata da un adulto empatico’. 

La voce dell’autore adulto e quella dell’adolescente che è stato

Trovo ogni volta straordinaria la capacità con cui Chambers riesce a uscire allo scoperto, mettendosi al servizio del lettore, come insegnante, come intellettuale e qui, per la prima volta, come autore/lettore, poiché se è vero che al centro della narrazione vi è l’agnizione – il riconoscimento della storia da parte del lettore – è anche vero che questo riconoscimento tocca da vicino anche autore e lettore implicito. 

In questo continuo rispecchiamento tra l’adolescente che è stato, l’adulto che è, e l’adolescente al quale si rivolge, si realizza uno scarto significativo che riguarda il valore e il ruolo degli adulti, i quali sono spesso, nei libri per ragazzi, falsi, meschini, oppure, nella migliore delle ipotesi, assenti, mentre in Chambers si riscoprono forti, consapevoli e in grado di prendersi cura degli altri.

Non c’è edulcorazione del mondo adulto, ma lucida poetica di intenti.

Un adulto deve saper rispettare l’altro da sé che è il ragazzo, deve essere in grado di dargli la parola nel modo più pieno e credibile possibile per permettergli di esistere per come sente e per come ragiona, ma deve farlo senza sottrarsi al ruolo educante che gli è proprio.

La spinta conoscitiva verso l’altro non deve mai cedere a una decodifica definitiva, non deve mai mutarsi in controllo. Come scrive ancora la Pigozzi:

C’è qualcosa della migrazione che si dice raramente: non vediamo la carica di desiderio di un migrante che è rimasto vivo sul mare, che ha attraversato più di un confine, più d’una guerra, resistendo. Come lui, ogni adolescente è un migrante per definizione, è colui che migra dallo stadio infantile a quello adulto. Considerare un migrante come qualcuno da includere è agire difensivamente: se lo includo, lo controllo.

In L’età sospesa, si intrecciano senza soluzione di continuità la voce dell’autore adulto e quella dell’adolescente che è stato, la voce del lettore dentro al libro che rimanda alla voce del lettore reale, un lettore unico e prezioso proprio perché (anche) capace di portarsi dentro la carica di questo enorme desiderio di vita, un desiderio  che può essere tutelato e riconosciuto solo da chi ne avverte ancora la spinta dentro di sé e non ne ha paura.

Per quanto mi riguarda, a ottantacinque anni, ogni giorno sono ancora fortemente motivato ad affrontare la pagina bianca per riempirla di parole che si compongono in storie come quando avevo quindici anni e inspiegabilmente nacque in me questa compulsione. E, riprendendo le parole del nostro più grande autore, posso affermare che sono più che mai consapevole di essere io stesso “di natura uguale ai sogni” e che “la mia breve vita sarà nel giro d’un sonno conchiusa”.

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