Sa ella qual è davvero il più bel mestiere?…
Quale?..
Quello del gran signore…io, per esempio, per quel mestiere lì ci avrei una disposizione incredibile…
Parola di Ciuffettino, che di certo non muore dalla voglia di sudare sui libri né, tanto meno, di faticare nella bottega del fabbro sor Teodoro. A nulla vale la visita nella istruita città dei sapienti, che in quanto a bruttezza non hanno nulla da invidiare ai pedagoghi lunari di Viperetta:
“Figuratevi tanti vecchi lunghi, magri, sparuti, con le barbe fluenti, bianche e giallastre, con certi brutti nasi bitorzoluti, su cui appoggiavano occhiali enormi (…) Sembravano tanti morti in permesso, vestiti in maschera”.
Scanzonato e indomabile, Ciuffettino preferisce andare alla ricerca della cuccagna, che purtroppo non corrisponde mai a quello che ci aspettiamo. E così, quando il nostro eroe finisce nell’isola dei pappagalli e ne diventa imperatore, prendendo il nome di Ciuffettino XXXV, scopre in realtà le innumerevoli responsabilità a cui perfino un sovrano, dall’alto del suo scranno, è assoggettato. Similmente, una volta approdato nel Regno dei Fannulloni, Sbadigliapolis, tocca con mano quanto sia terribile stare a dormire tutto il giorno e vivere tra la polvere e le ragnatele perché nessuno si prende la briga di spolverare.
“Ah! Io sono nel regno dei Fannulloni? Cioè nel paese in cui i ragazzi non sono obbligati né a leggere né a scrivere, né a far di conto? Cioè, nel paese dove è permesso di dormire metà della giornata e ruzzare durante l’altra metà? Dove non ci sono né maestri, né precettori? Dove non ci sono né libri, né quaderni di scuola?”
Queste sono solo alcune delle crudeli prove che il monello dovrà affrontare prima che la fata dei bambini finalmente lo perdoni e lo aiuti a ritornare nella sua Cocciapelata, il paesino di 365 abitanti (compresi gli animali) dove è nato e dove lo attendono il babbo, il ciabattino compare Attanasio, e la mamma, la sora Rosa.
D’altra parte la fatina sa bene che Ciuffettino, come il suo collega Pinocchio, sotto sotto ha un cuore buono e generoso: non solo salva dalla morte il vecchio cane Melampo, che diventerà il suo compagno fidato e lo salverà dalle grinfie del malvagio burattinaio Spellacane, ma si affeziona e aiuta il capitano Mangiavento, sulla cui nave viaggerà per un anno intero, diventando un instancabile lavoratore.
A queste prime bizzarre avventure seguono altri due romanzi, “Ciuffettino alla guerra”, del 1916, e “Ciuffettino Balilla” del 1931. Poi il monello di Yambo diventerà un fumetto (eccone qui un assaggio) e sarà protagonista di una serie televisiva trasmessa in RAI nel 1969.