Piatti vuoti e pancia piena. Sorrisi, allegria e attesa. Attesa per la mezzanotte. E’ la Vigilia di Natale. Che fare nel frattempo, magari tra un bicchiere e l’altro di vino e/o spumante?
La risposta è semplice. La tradizione insegna. Si gioca. E come? A carte! O, meglio ancora, a tombola.
E’ il Natale del 1734. Siamo a Napoli. Da poco il gioco del lotto è stato ufficializzato per volere del re Carlo III di Borbone, appena uscito vincitore da una lunga diatriba con padre Gregorio Maria Rocco, frate domenicano la cui voce e il cui prestigio, nel regno di Napoli, era pari a quella dello stesso sovrano.
Per il religioso, il lotto era gioco immorale. Nessun vero cristiano avrebbe mai, a suo dire, dovuto giocarci.
Ma la ragion di Stato è la ragion di Stato, e gli introiti derivanti dal gioco del lotto erano preda troppo succulenta per le casse dei Borbone. A padre Rocco una promessa, però: almeno durante il periodo natalizio non ci sarebbero state estrazioni. Il gioco sarebbe stato momentaneamente soppresso.
Ora, c’è un detto che recita: “I napoletani ne sanno una più del diavolo”, e mai proverbio (i partenopei non me ne vogliano) può dirsi più vero.
Ormai abituatesi ed affezionatesi a questo nuovo passatempo, il popolo napoletano pensò bene di ricrearne una versione casereccia, portando il lotto all’interno delle mura domestiche.
Trasferiti i 90 numeri su legno, e create piccole cartelle in cartone per tener conto delle estrazioni, la tombola, oggi uno dei giochi tradizionalmente legati al periodo natalizio, poteva così dirsi nata.
Che poi ammettiamolo… Non è che giocare a tombola sia poi così divertente, soprattutto in famiglia… con la nonna che ti scambia il 66 per il 76, lo zio, patito della smorfia, che accompagna ogni numero con il rispettivo sottotesto, e il cugino immancabilmente raffreddato che, complice potente starnuto, getta il panico tra i mucchietti di lenticchie sparse sulle cartelle (perché sì, le lenticchie si usano ancora, ecco). Ma, nonostante tutto, alla fin fine ci si gioca sempre. Puntuali.
E’ uno dei riti natalizi. E’ la costante di queste nostre serate. E’ il gioco della tombola. Ininterrotto dal 1734 (o giù di lì).