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La ricetta della strafelicità (corsiero editore)

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Matteo Razzini, illustrazioni di Alessandro Ferraro, La ricetta della strafelicità, corsiero editore

[…] la sua gioia più grande era di vederle cucinare la ricetta della strafelicità

Michele adorava trascorrere l’estate con la nonna Isa e vederla danzare con gli arnesi in mano, intenta a pesare e mescolare, mentre “cantilenava con voce argentina”:

Pesa la gioia

sulla bilancia,

aggiungi un ricordo

di succo d’arancia

[…]

La nonna, infatti, custodiva gelosamente la ricetta della pietanza più buona e desiderabile in assoluto ovvero la strafelicità.

Ma una brutta sera il Signor Lafine arrivò per portarla via. Così lei non riuscì a passare a Michele il quaderno a quadretti su cui aveva appuntato la sua ricetta migliore. Michele uscì fuori di casa pietrificato e col cuore a pezzi.

Si guardò intorno e vide di fronte a lui un mare di cuochi affaccendati tra mille arnesi e ingredienti, alla ricerca della ricetta perfetta. Il suo desiderio più grande fu quello di tornare nella casetta della nonna, che ormai vedeva da lontano. Così una giovane donna lo prese per mano, voleva guidarlo attraverso quel trambusto di cuochi verso l’agognata meta.

Una volta raggiunta la casetta, Michele al posto dell’amata nonna Isa vi trovò il foglio sgualcito con su scritto Strafelicità. Il ricordo di lei lo abbracciò e lo coccolò calorosamente. E intanto i cuochi lì fuori, gli Smaniatronfi, premevano contro i muri e le finestre con aria minacciosa. Pian piano Michele ricordò gli ingredienti, scrivendoli sul foglietto tra lacrime e sorrisi.

Michele non era più un ragazzo quando, incapace di capire se avesse sognato o ricordato, si infilò una mano in tasca e ne estrasse due pezzi di carta: la ricetta della strafelicità e una foto della nonna che, in una scritta in basso, gli ricordava il suo affetto per lui, invitandolo a non perdere mai la voglia di preparare la strafelicità.

La forza della memoria, il valore degli affetti, la ricerca della felicità

Noi di YouKid siamo ormai affezionati ai personaggi e alle storie che nascono dalla penna creativa di Matteo Razzini, che avevamo lasciato alle prese con Dora e il Gentilorco, un inno alla poesia, al suo valore e alla sua importanza nell’imprimere i ricordi nella memoria rendendoli eterni.

Nella Ricetta della strafelicità (corsiero editore) tornano, dunque, alcuni temi a lui cari, che avevamo in parte colto nella magica avventura di Dora.

Il valore degli affetti emerge con forza sin dall’inizio, quando si delinea la storia del legame intenso tra Michele, il protagonista, e la nonna Isa. L’affetto è così forte da rimanere vivo anche dopo la morte della nonna, come è evidente dal desiderio di Michele di rivederla.

E in questo interviene la forza della memoria, come strumento che alimenta il ricordo e guida Michele attraverso le difficoltà che la vita gli impone.

Infine, la ricerca della felicità che trova la sua ultima meta proprio nella figura della nonna, raggiungendo la quale (la sua casetta, i suoi appunti) il piccolo protagonista riconquista la ricetta della strafelicità.

Anche qui, come in Dora e il gentilorco, la poesia è il mezzo attraverso cui i ricordi si rafforzano, finendo per accompagnare Michele in tutta la sua vita. Ma se nella storia di Dora la poesia è lo strumento per fissare i ricordi su un pezzo di carta (come tizzoni ardenti), nella Ricetta della strafelicità il riferimento all’importanza della poesia è implicito e scorre tra i versi e le parole dolcissime (la gioia, l’amore, i sogni leggeri, un abbraccio) cantilenate con passione dalla nonna Isa.

Le illustrazioni

Un altro punto di forza del piccolo albo in questione sono le illustrazioni di Alessandro Ferraro. Le figure (persino gli oggetti!) prendono vita grazie a dei tratteggi morbidi che definiscono luci e ombre. Ne deriva, dunque, la rappresentazione di una dimensione onirica, di un’atmosfera magica, di un mondo estremamente surreale. Ed è forse questo l’intento dell’autore ovvero rappresentare tra sogno e realtà una metafora fondamentale della vita con le sue difficoltà, tra le quali proviamo a farci strada con la forza dei ricordi che rivivono attraverso i sogni e, forse, – perché no – nei sogni a occhi aperti.

L’invito è sicuramente quello di provare a scrivere la propria ricetta della strafelicità confidando nella nostra memoria, mettendoci dentro gli ingredienti che hanno avuto e hanno valore nella nostra vita e che sono per noi la fonte della vera felicità.

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