Dopo aver letto alcuni brani del libro di Giorgio Faletti La piuma, ho chiesto ai ragazzi della prima media D ed E di inventare delle storie che avessero come protagonista una piuma. Queste sono le prime delle sue tante e strabilianti avventure…
La piuma viaggiatrice
La candida piuma, che si era staccata dal morbido cuscino di un letto, vagava nell’aria calda di quel giorno estivo. Era veramente leggera, tanto che riusciva a confondersi tra le magiche nuvole dalle forme più bizzarre. Le leggere correnti d’aria che spingevano l’errante piuma erano veramente caldissime; erano infatti di scirocco. Ad un tratto stranamente, cessarono e la piuma si fermò proprio dinanzi ad una sontuosa villa. La villa aveva un porticato delizioso, con accurate decorazioni grottesche, si poteva intuire che essa appartenesse a un duca o ad un conte. La figura austera della villa si poteva intravvedere da una finestrina della larghezza di una feritoia di un castello. La faccia del conte, suo proprietario, incuteva timore a prima vista. La piuma riprese il suo viaggio. Non si sa come, con una folata di vento volteggiò tra le folte chiome delle betulle di una foresta e si fermò sul davanzale di una grande finestra a guardare quello splendido tramonto e chissà, magari, domani forse ci farà vivere un’altra delle sue bellissime avventure… Questa che leggerete è la prima
Angelina Medde 1ª D
Nella notte buia e fredda, avvolta nell’unico raggio di luce, c’ero io, errante in quella gelida aria, cercavo l’orizzonte rimanendo ignota agli sguardi gelidi delle poche persone che in quel momento vagavano per la città. C’eravamo solo io e la mia anima. Raggiunsi le campagne desolate e lontane da tutto. Ad un certo punto, un’ondata di vento mi scagliò prima su poi giù, quando si calmò; io scesi dolcemente e mi posai su un prato verde. Il vento cessò e per tutta la notte rimasi in quel prato a riflettere su quello che mi sarebbe accaduto il giorno dopo. Senza rendermene conto stavo svolazzando verso una casetta; mi posai sul davanzale di una finestra da cui vidi una mamma austera che sgridava la figlia. Ma in quell’aria sentivo una sensazione di affetto. La bambina si avvicinò e disse che sarebbe voluta essere come me e mi salutò, facendo un cenno con la testa, soffiò su di me e così io proseguii il mio cammino alla ricerca dell’orizzonte. Vagai nel cielo sinché non raggiunsi una cascata, l’attraversai e le sue gocce mi bagnarono, ma poi mi lasciarono andare e il vento soffiò e soffiò e mi spinse dentro una grotta dove non c‘era vento, ma un buco da cui si scorgeva solo un pezzetto di cielo diventato ormai rosso. Sentii nell’aria l’affetto materno che c’era nella casa. Quel fascio di luce rossa mi trasformò e da quel giorno trovai la felicità perché ero diventata una grande, rossa e maestosa fenice…
E da li iniziò una nuova avventura…
Carlotta Crudele 1ªE