Lunedì, appuntamento con gli alunni del Nuovo Collegio della Missione di Cagliari. Per la rubrica, da loro curata, Scrivere mi piace, entriamo in un mondo magico grazie al racconto di Federico e Giovanni.
La gemma del nonno
Federico Belvisi e Giovanni Gittoi, IªE
Era arrivato settembre, le giornate erano più fresche, i cugini, Jack, Alex, Fred e Billy erano tristi, perché il nonno era morto da pochi giorni. Si trovavano nella vecchia casa di famiglia, per mettere a posto le sue cose. I grandi stavano al piano di sopra, loro in cantina; pensavano di trovare i giochi, quelli che usavano durante le vacanze. Mentre frugavano nelle vecchie scatole del nonno, Jack ne trovò una che conteneva una strana cartina. Chiamò i suoi cugini, e tutti insieme si misero ad esaminarla. Non era una semplice cartina, ma una mappa che portava a una grotta alla base del monte che si trovava a pochi metri dalla loro casa. Presi dalla curiosità, decisero che il giorno dopo sarebbe andati in missione, per trovare ed esplorare la grotta. Il giorno seguente diedero inizio alla spedizione; dopo un’ora di camminata trovarono la grotta, che si apriva in una piccola cavità della montagna. La grotta era una grande sala al centro della quale si trovava un forziere. Non fu difficile aprirlo, i ragazzi erano convinti che al suo interno avrebbero trovato gemme preziose, monete, e tanto oro. Invece trovarono un piccolo libro, si intitolava L’ultimo viaggio nel regno degli elfi, quando lo aprirono, le lettere piccole e tonde, tipiche della scrittura del nonno, raccontavano come arrivare ai cancelli del regno degli elfi, e dove era sepolta la spada magica. Seguendo le indicazioni del nonno trovarono la spada magica sepolta sotto un albero vicino alla grotta e poi arrivarono ai bianchi cancelli; qui furono accolti dal re degli elfi, a cui i ragazzi mostrarono la spada. Il re lesse le rune incise con il fuoco nell’acciaio, e con un gesto regale ordinò ai suoi uomini di preparare l’esercito. Guardando i cugini indicò loro le rune e spiegò loro che cosa vi era scritto: “La spada di luce si rivelerà quando l’oscurità tornerà”. Chiese loro di tornare a casa e di trovare altre notizie che il nonno, amico del popolo degli elfi da molti decenni, aveva certamente lasciato, per spiegare quelle strane parole. Jack fu l’unico che pensò al libro e a capire che le risposte erano contenute lì. Lo tolse dal suo zaino e cominciò a leggere le storie scritte dal nonno che comparivano come per magia sulle pagine bianche. Ogni riga raccontava della battaglia combattuta dagli elfi contro un terribile demone che sconfitto era stato rinchiuso nelle profondità della terra, ma improvvisamente comparve una riga di lettere rosse che così dicevano: “Il gioiello più bello per fermare l’oscurità essere distrutto dovrà”. Né il re degli elfi né i suoi nipoti capirono le parole del nonno. Tornarono a casa certi che qualcosa sarebbe accaduto. Passarono i mesi finché il male si destò. Il re degli elfi riuscì con la sua magia a rintracciare i cugini, che cominciarono a leggere e rileggere il libro, e ancora una volta questo diede la sua risposta: “Nella grotta si deve andare e la gemma del drago dovete trovare”. Aspettarono la domenica per tornare alla vecchia casa del nonno, la famiglia continuava a riunirsi lì per sentire ancora il calore della sua presenza. I ragazzi dopo pranzo corsero alla grotta, il piano prevedeva di prendere la gemma e poi ritornare ai bianchi cancelli del regno degli elfi, ma non avevano fatto i conti con la bellezza della gemma che corrompeva gli uomini. Quando la videro, nessuno di loro si ricordava più della loro missione, ognuno voleva la gemma per sé, cominciarono a litigare; così la terra tremò e una nuvola oscura si alzò. Tutto sembrava perduto, solo Jack appariva ancora capace di pensare, così prese dal suo zaino la spada e senza esitare ruppe la gemma. Ma nessuno di loro si sarebbe ricordato di quella storia; con la gemma sparì anche il libro, la mappa e tutto ciò che il nonno aveva vissuto. Solo nei sogni Jack, ogni tanto si sarebbe ricordato di quella grande avventura.
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