Mårten Sandén, La casa senza specchi, illustrazioni di Moa Schulman, Rizzoli
Amate le storie dense di mistero, in cui – magari – a volte dovete trattenere un po’ il fiato indecisi se dover aver paura o meno?
Allora mettetevi comodi e aprite La casa senza specchi di Mården Sandén (edito da Rizzoli).
Certo, poi, ci troverete anche molto altro.
Una famiglia, una grande casa
Protagonista della storia e voce narrante in prima persona è Thomasine, vive da mesi, insieme al padre, nella casa della zia Henrietta, anziana e molto malata.
Insieme a loro, ci sono da tre settimane Wilma, la cugina di Thomasine, con la madre Kajsa, la sorella del padre; dopo la fine della scuola sono arrivati anche lo zio Daniel con i figli Erland, di 7 anni, e la piccola Signe di 5.
La casa è grande, l’ideale per giocare ogni giorno a nascondino, anche se non è semplice trovare posti in cui nascondersi perché molte stanze sono ormai vuote:
[…] sono rimaste solo un po’ di cianfrusaglie lungo le pareti e qualche armadio troppo grande per essere spostato.
Sin dalle prime pagine, seguendo i cugini che giocano, conosciamo attraverso gli occhi di Thomasine i vari personaggi che si trovano ad abitare nello stesso luogo.
Vicini e, allo stesso tempo, lontani
Signe, nonostante l’età, non parla molto; il fratello e il padre Daniel non la capiscono e lei sembra più piccola della sua età:
[…] Erland e zio Daniel la trattano come se fosse stupida solo perché non dice mai niente. Ma lei non è affatto stupida. È solo che non le piace parlare.
Erland nonostante abbia solo 7 anni, al contrario, non sembra un bambino, assomiglia molto al padre:
[…] cammina piano e parla come se fosse già vecchio.
Erland si nasconde per ascoltare che cosa dicono o fanno gli altri, dice bugie quando viene colto in fallo e sale di soppiatto in mansarda nella stanza di Henrietta, dove vanno di solito solo Thomasine e suo padre, ma non perché gli importi dell’anziana malata, anzi, arriva anche a rubarle per gioco la dentiera o la carrozzina. Ha dentro di sé una rabbia e una cattiveria che sembrano sempre lì lì pronte a scoppiare (e scoppieranno).
Poi c’è Wilma, la più grande tra i cugini, va a una scuola “un po’ snob”, vorrebbe piacersi di più, essere più carina, ma in fondo non sa ancora chi è veramente.
Thomasine con la sua sensibilità guarda anche gli adulti, zio Daniel ai suoi occhi è un vecchio zio noioso. Lui e la sorella Kasja sembrano essere lì solo per l’eredità. Non si occupano di nulla, preferiscono comprare una pizza già pronta piuttosto che cucinare per tutti quando è il loro turno, pensano a quello che sarà il valore della vendita della casa prima ancora che sia vuota e messa effettivamente in vendita.
Ad abitare veramente la casa e il suo passato, con rispetto e affetto, sono soprattutto Thomasine e il padre Thomas, un uomo pacato e affettuoso, ma dallo sguardo assente: nella loro famiglia manca un figlio, Martin, morto in seguito a un drammatico incidente.
La dimora di Henrietta, con le sue stanze mezze vuote, è lo scenario ideale per questa famiglia, in cui risuonano i problemi di tutti, anche quelli che si vivono in silenzio, come i pianti di Thomasine la sera nella sua stanza.
Un po’ di magia e un po’ di mistero
Si inserisce in questo quadro un elemento fantastico che non può non far pensare a grandi classici come Alice attraverso lo specchio e, soprattutto, al primo capitolo de Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l’armadio. Anche qui, la più piccola del gruppo, Signe, giocando a nascondino entra in un armadio: prima di tutto scopre che tutti gli specchi della casa, altrove assenti, sono stati riposti lì dentro, poi, uscendo dall’armadio, scopre una casa identica ma allo stesso tempo diversa, come riflessa, dove c’è una bambina che la invita a giocare.
La bambina che vive dall’altra parte dell’armadio crescerà in fretta, sotto gli occhi dei vari visitatori della famiglia e soprattutto di Thomasine che si troverà, per un motivo o per l’altro, ad essere accompagnata o ad accompagnare alcuni membri della sua famiglia in quel mondo reale quanto magico.
Tutti coloro che fanno un salto in quel mondo parallelo cambiano profondamente, solo Thomasine si sente uguale, vede gli altri diversi e non capisce perché a lei non sia successo nulla, ma lascio a voi scoprire il perché.
Un libro, più letture
Un romanzo allo stesso tempo semplice e complesso: si legge con piacere anche rimanendo in superficie, seguendone azione e mistero ma, allo stesso tempo, è evidente che non rimane solo questo. Diversi sono i piani di lettura.
C’è il romanzo di una famiglia, di cui seguiamo i rapporti e i cambiamenti. Un passato che sembra dimenticato come un vecchio album di foto ingiallite, da riportare alla memoria.
C’è, poi, una storia per ogni personaggio. In una casa, apparentemente, senza specchi, ognuno si ritrova davanti a uno specchio, e non solo perché ne vengono trovati tanti in un armadio.
Ognuno, infatti, trova quello di cui ha bisogno, soprattutto quando riesce a vedere chi è veramente, affrontando ciò che ha dentro di sé, anche quando non è piacevole, come una forte rabbia o una grande tristezza.
Vedersi davvero allo specchio, guardarsi veramente dentro non può che portare a un cambiamento non più misterioso e magico ma reale, e questo è l’invito più grande che una lettura ci possa lasciare.
Un piccolo gioiello dalla Svezia
Mårten Sandén, pubblicato per la prima volta in Italia, è uno scrittore svedese, già autore di molti altri titoli per ragazzi e vincitore nel 2015 del prestigioso Astrid Lindgren Prize.
Ad accompagnare il testo, le illustrazioni di Moa Schulman, anche lei svedese, contribuiscono a immergerci nell’atmosfera della casa, nelle sue grandi stanze, nella solitudine dei personaggi e nel loro incontrarsi.
[cover di La casa senza specchi: illustrazione Omaggio a Moa Schulman, di drBestia, aka Andrea Cavallini]