Succede tutte le volte: apro un libro di Paolo Nori e mi vien voglia di fermare qualcuno, ovunque io sia, per strada, in libreria, a casa, e dire: “Oh, leggi qui!”. Oppure, ancora meglio, fermare chiunque capiti a tiro e dire: “Oh, senti qui!”. Perché ogni parola, ogni divagazione, ogni capitolo di un suo libro è un vero e proprio invito alla lettura ad alta voce, all’ascolto della voce dell’autore e della propria che la riproduce. Se mentre leggo non c’è nessuno da fermare, va bene lo stesso: leggo e rido da sola. Se non rido, sorrido. Se non sorrido penso che leggere Nori mi fa proprio bene all’umore.
La bambina fulminante (Rizzoli) ha innescato tutte queste reazioni: farmi diventare una lettrice molesta (quella del “Oh, senti qui”) e mettermi di buon umore.
Paolo Nori aveva già pubblicato un libro per bambini (definizione che a volte, come in questo caso, è ancora più stretta del solito), si trattava di Tredici favole belle e una brutta, edito sempre da Rizzoli e con le illustrazioni di Yocci, vincendo tra l’altro l’edizione 2011-2013 del Premio Laura Orvieto per la sezione 6-11 anni (ve ne avevamo parlato qui).
Ora torna in libreria con una protagonista irresistibile: Ada, una bambina di dieci anni, con una mamma e un babbo alquanto singolari, non perché non vivono più insieme, ma perché si chiamano Lucia e Lucio. Lucia lavora in una compagnia di assicurazioni, Lucio invece è un illustratore. Gli piacerebbe scrivere anche, ha un quadernino in cui raccoglie le sue poesie, ma non sono così belle da essere pubblicate, anzi non piacciono proprio a nessuno, neanche ad Ada.
Ada è alta, magra, con due gran bei piedi che sono il suo orgoglio ma, soprattutto, Ada è una bambina fulminante, perché quando tira degli accidenti a qualcuno, questi si avverano se sono stati formulati in rima. Gli scienziati non sanno molto del potere dei bambini fulminanti né da dove questo abbia origine, probabilmente deriva da un qualche forte colpo della scatola cranica contro un pavimento di marmo nei primi sei mesi di vita e in effetti Ada proprio in quel periodo era caduta dal letto, sbattendo la testa, mentre era a casa con il padre che doveva badare a lei.
La storia raccontata in La bambina fulminante dura solo un minuto e si svolge alla fine di agosto, su un treno che da Bologna va a Prato e dove, in piedi, vicino alla porta del bagno, Ada aspetta il suo turno.
Intorno a questo minuto troverete di tutto: gli accidenti in rima di Ada e le sue vittime, Il lonfo di Fosco Maraini, le poesie di Lucio, Bob l’enigmista tedesco e i suoi figli Ebe e Otto che conoscono l’italiano grazie alla mamma di Montechiarugolo, in provincia di Parma, e che per fortuna quando lanciano i loro accidenti (che ti venga un canchero!) non hanno alcun potere fulminante (e quindi, a differenza di Ada, alcuna responsabilità).
Un libro consigliatissimo sin dalla copertina e dalle illustrazioni all’interno di Andrea Cavallini che avevamo già apprezzato molto per le illustrazioni di Enrichetto Cosimo alla ricerca del manga mangante (Einaudi Ragazzi).
Buona lettura allora, e siate pazienti se vi fermo in giro per strada.