È un albo che riesce a essere allo stesso tempo semplice e sorprendente, Harold e la matita viola, un classico di Crockett Johnson, tornato sugli scaffali delle nostre librerie grazie a Camelozampa.
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1955, il libro sarà il primo di una serie molto popolare che porterà, in tutti questi anni, anche a vari adattamenti (cortometraggi di animazione, una mini- serie televisiva e dal 2010 risulta anche in lavorazione un film di animazione, a oggi non ancora realizzato).
Una passeggiata al chiaro di luna
L’albo di Johnson comincia “fuori dal libro”, tra colophon e frontespizio, dove appare per la prima volta, con il suo pigiamino, il piccolo Harold che, armato di una matita viola, traccia i primi segni sulla pagina bianca, per poi fermarsi a osservare ciò che ha appena realizzato. È proprio lì, al di fuori dell’inizio della narrazione, che Harold prende consapevolezza delle infinite possibilità che stringe tra le mani grazie a un semplice oggetto e a un gesto a questo legato: “Una sera, dopo averci pensato su per un bel po’, Harold decise di andare a fare una passeggiata al chiaro di luna”. E così quello che prima era un segno-scarabocchio, libero e senza direzione, diventa un segno pensato: linee ben precise segnano una strada da seguire e soprattutto, disegnano una luna, quella che sarà un po’ la stella polare di questo viaggio…
Ciò che Harold immagina e disegna prende vita intorno a lui, tenendo conto delle sue esigenze e paure (non vuole perdersi, per questo inizialmente disegna una strada lunga e dritta e una foresta con un solo albero); ma viene prima ciò che pensa o viene prima ciò che disegna? Man mano che avanziamo nella lettura, il confine tra queste due possibilità diventa sempre meno certo.
L’inatteso
Se è l’immaginazione a dettare le regole della passeggiata al chiaro di luna, ben presto questa si rivela potente e misteriosa: non esiste solo ciò che il piccolo Harold pensa, a volte –inaspettatamente – scopriamo qualcosa insieme a lui: scopriamo che l’albero disegnato è un melo, per esempio, o che non è facile trovare la finestra della propria camera anche disegnandone tantissime…
Harold ha in mano la matita viola (il controllo), ma l’immaginazione lo sorprende e va verso l’inaspettato, in più di un’occasione, a volte in questo cambio di direzione non c’è nulla di confortante, come in certi sogni che si trasformano in incubi: il drago disegnato a difesa del melo si rivela troppo spaventoso, tanto da far paura anche al suo creatore, il tratto tremante della mano spaventata che arretra di fronte al drago crea un mare nel quale il piccolo affonda, arrivato in cima alla montagna da lui disegnata Harold cade nel vuoto…
Ciò che colpisce è la capacità del bambino di cavarsela, di trovare prontamente una soluzione a ogni imprevisto e così, anche dopo aver manifestato paura-spavento, sul suo viso ritorna presto il sorriso e la calma di chi conosce bene le regole del gioco (in fondo la matita-il potere è sempre nelle sue mani) e si diverte anche nell’affrontare l’imprevisto, le sue paure, anzi, forse è tutto lì il divertimento.
Camelozampa: migliore editore dell’anno
Harold e la matita viola, un albo giustamente definito un capolavoro e un classico nella letteratura per ragazzi, si aggiunge così ai titoli che hanno contribuito alla recente vittoria di Camelozampa del BOP 2020 – Bologna prize for the best children’s publishers of the year.
Il riconoscimento annuale è volto a premiare ogni anno i migliori editori del mondo in sei aree geografiche (Africa, Asia, Europa, Centro America e America Latina, Nord America e Oceania) e la giuria del premio è composta da tutti gli editori, a livello mondiale, iscritti alla Bologna Children’s Book Fair, il che rende il premio alquanto prestigioso.
Essendo un albo molto atteso e amato, tante sono già le recensioni interessanti presenti online, vi consiglio in particolar modo il video con la lettura e l’introduzione critica di Beniamino Sidoti (quattro anni fa, sempre Sidoti parlava di Harold anche su Libri Calzelunghe) e l’approfondimento della figura di Crockett Johnson grazie agli interventi di Carla Ghisalberti in Lettura Candita (divisi in una prima e seconda parte).