Avete mai sentito parlare di Nubicuculia, la città degli uccelli sospesa a metà strada fra la terra e il cielo? No? Allora vi racconto la sua storia.
C’erano una volta due ateniesi, Pistetero ed Evelpide, che passavano tutto il tempo a lamentarsi della loro città. C’è troppa corruzione – dicevano – tutti aspirano al potere e si fanno guerra l’un l’altro per arricchirsi e primeggiare, non se ne può più!
Un bel giorno allora decidono di abbandonare Atene alla ricerca di un posto migliore in cui poter vivere. Guidati da una cornacchia e un gracchio, s’imbattono così nel regno degli uccelli.
“Che bel posto!” – esclamano Pistetero ed Evelpide – “Gli uccelli sì che vivono nella pace e senza sofferenze e dispiaceri”.
A quel punto a Pistetero viene un’idea: perché non costruire assieme a loro una città fra le nuvole, sospesa fra il mondo degli uomini e quello degli dei? Si sarebbe chiamata Nubicuculia e sarebbe stata la città ideale, la più bella mai esistita.
Gli uccelli all’inizio si mostrano decisamente perplessi. Hanno imparato a non fidarsi degli uomini e quei due stranieri non fanno eccezione. Ma alla fine Pistetero riesce a convincerli grazie all’intervento dell’Upupa, che un tempo – narra la leggenda – era stata un uomo, e non uno qualsiasi, ma nient’altri che il re di Tracia, Tereo!
Nubicuculia è presto costruita in tutto il suo splendore. Ma basterà questo a tenere lontana la corruzione e il desiderio di potere?
Pistetero realizza presto che la città si trova in una posizione strategica che permetterebbe di governare gli uomini dall’alto e allo stesso tempo di sconfiggere gli dei: è noto infatti che gli dei si nutrono dei fumi dei sacrifici offerti dagli uomini che, sollevandosi dalla terra verso il cielo, possono ora facilmente essere intercettati dagli uccelli, lasciando i poveri dei morire di fame!
Gli uccelli, sobillati da Pistetero, dichiarano guerra agli dei privandoli dei loro fumi. Gli uomini, dal canto loro, accettano di venerare gli uccelli come nuove divinità.
Dopo il vano tentativo della messaggera Iride di far ragionare gli abitanti di Nubicuculia, arriva una delegazione divina composta da Poseidone, Eracle e dal dio barbaro Triballo, per scendere a patti con Pistetero.
Alla fine gli dei non possono che accettare le condizioni poste dall’ex-cittadino ateniese: gli uccelli avrebbero smesso d’intercettare i fumi dei sacrifici, ma in cambio sarebbero stati nominati esecutori degli dei sulla terra e Pistetero avrebbe potuto sposare Regina, custode dei fulmini simbolo del potere divino, diventando così il successore di Zeus.
Questa è la storia di Nubicuculia, così come ce l’ha raccontata Aristofane nella sua commedia intitolata Uccelli, che nel 414 a. C. ottenne il secondo posto al concorso delle Grandi Dionisie. Aristofane certo ce l’aveva con Atene, ma si domandava, siamo proprio sicuri che in un altro luogo – fosse anche in cielo – le cose andrebbero diversamente? Può esistere una città ideale in cui l’uomo non metta avanti agli altri il proprio desiderio? E noi, oggi, ne siamo proprio sicuri?