Da grandi curiosi a piccoli giornalisti: la rubrica, che ci vede sbirciare che cosa combinano i ragazzi in un vero laboratorio di scrittura giornalistica!
Una giornata in compagnia dei romani. E' successo qualche giorno fa nel giardino dell'Istituo Sacro Cuore di Cagliari (che ospita due scuole, la media e il liceo delle scienze umane), quando l'associzione Memoriae Milites che riunisce persone accomunate da una forte passione per la storia, ha rievocato vicende e situazioni dell'epoca romana. Gli alunni della primaria Carlo Felice, e tra loro i piccoli giornalisti, hanno assistito alla rappresentazione e si sono entusiasmati sia per la bellezza dei costumi (confezionati dai membri dell'associazione), sia per le armi e gli oggetti di uso quotidiano ricostruiti dal gruppo cagliaritano di rievocazione storica. I piccoli giornalisti della scuola primaria li hanno intervistati scoprendo quanto affascinante possa essere conoscere la nostra storia.
Francesco Carta
intervista Piergiorgio Piludu, il presidente dell'associzione Memoriae Milites
Come si chiama la vostra associazione?
Memoriae Milites, di Cagliari (significa: Guerrieri, militi, della memoria). E’ nata nel 2005 per volere del suo attuale presidente, Antonino Fadda, grande appassionato di storia sarda, apprezzato modellista e rievocatore.
Quanti siete?
Circa 50 componenti.
Ci sono anche bambini?
Si, in certi periodi dell’anno (in manifestazioni compatibili con gli impegni scolastici).
Per quale ragione è nata l'associazione?
La ragione principale è l’amore per la bellissima storia della nostra Isola.
Che cosa fa l'associazione?
Tra le numerose finalità, quella di divulgare e far conoscere la storia della Sardegna, che è bellissima e poco conosciuta. Riproponiamo il periodo nuragico, il periodo romano (I e II sec. d.C.) e quello medievale (1340 – 1410).
I costumi che indossate per gli spettacoli li confezionate voi?
La quasi totalità degli abiti civili.
Anche le armi? E gli oggetti?
In buona parte, molte altre armi vengono acquistate già confezionate. Il settore dell’arcieria è quasi completamente prodotto dalle nostre mani. Anche molta dell’oggettistica riproposta è realizzata da noi.
Quali sono i periodi storici e i popoli che vi affascinano di più?
Come detto, il periodo nuragico, del quale riproponiamo le armature e l’abbigliamento di numerosi bronzetti nuragici presenti presso il Museo Archeologico di Cagliari; il periodo imperiale romano, del quale facciamo rivivere la Cohors Secunda Sardorum (COH II SAR), una coorte di ausiliari interamente composta da Sardi, che ha operato nella Muretania Caesariensis (praticamente l’attuale Algeria), di cui rimangono ancora i resti archeologici della città fortificata di Rapidum, da loro fondata, e dove si trovano le numerosissime sepolture di questi nostri avi, che lì sono morti e sono stati sepolti, con le dediche di mamme, sorelle, mogli e fidanzate; il periodo medievale, soprattutto quello riferito al regno giudicale di Arborea, con il re giudicale Mariano IV e sua figlia, la regina Eleonora d’Arborea, e la lunghissima e valorosa guerra condotta dai sardo-arborensi contro i catalano-aragonesi della Corona d’Aragona, quella che poi diventò l’immenso impero spagnolo.
Sono state dure le guerre romane?
Dure come tutte le guerre, anche se in Sardegna non ci sono state molte battaglie tra Romani e Sardi pelliti (cioè vestiti di pelli, come venivano descritti i sardi delle zone interne dell’Isola dai romani). La battaglia più importante è sicuramente quella di Cornus, quando Ampsicora, che era un ricco mercante imparentato con i cartaginesi fu animatore, insieme ad Annone di Tharros, della rivolta delle città costiere della Sardegna contro i romani del 215 a.C., riuscendo ad ottenere l'appoggio dei cosiddetti sardi pelliti, in particolare delle tribù degli Iliensi presso i quali si recò a cercare rinforzi per affrontare i nuovi dominatori. Ma i Sardi furono sconfitti e durante la battaglia venne ucciso Josto, figlio di Ampsicora. Lo stesso Ampsicora riuscì a scappare, ma ormai senza scampo, preferì uccidersi per non essere fatto prigioniero dai Romani.
I romani erano molto disciplinati?
I Romani hanno fatto della disciplina militare il punto di forza per le loro innumerevoli vittorie.
I romani volevano più conquistare o imparare qualcosa dagli avversari?
Una delle tante cose positive delle conquiste romane è stata proprio la loro capacità ed abilità nel recepire ed impossessarsi delle qualità e delle cose positive di tutte le popolazioni che dominavano, in tutti i campi della vita: militare, politica, sociale ed artistica. Riuscivano così ad arricchire le proprie conoscenze e le facevano fruttare, senza mai dominare o cancellare del tutto i popoli sconfitti.