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Frantz e il Golem, Orecchio Acerbo

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211 Frantz e il GolemLa storia di Frantz e il Golem è un altro tiro al centro di Orecchio Acerbo: le frecce sono la suggestione narrativa e l’impatto visivo delle tavole illustrate da Maurizio A.C. Quarello: esse parlano con un linguaggio onirico dalla texture ruvida, mossa. Impossibile non restare intrappolati in questa dimensione sospesa tra la realtà e l’allucinazione.

Il sipario si apre su una Praga magica e notturna. La luce della luna entra nelle stanze di una casa, piano per piano illumina un vecchio burattinaio, una bambina candida e addormentata. Una stanza vuota.

Lo sguardo corre poi per le vie blu di Praga, dietro un bambino.Frantz corre

Il bambino ricorda: nel pomeriggio ha assistito a uno spettacolo di burattini, proprio in quella piazza dove sta ora correndo, una storia d’amore tragico tra un lui e una lei. A ben guardare, il burattino assomiglia tanto a Frantz, il nostro bambino e la burattina a lei, la bimba candida e addormentata. Siamo disorientati: stiamo entrando in una stanza degli specchi?Burattini

Intanto Frantz corre, verso una meta proibita: la Sinagoga di Praga. La leggenda racconta che siano lì custoditi i resti del Golem, mostruoso gigante d’argilla, senza parola perché senz’anima. Il Golem, creato per proteggere gli Ebrei di Praga dalle persecuzioni del Medioevo. Il Golem, il potente amico capace di liberarci dal male. A guardare i suoi resti, s’impazzisce o si muore e Frantz lo sa, ma la curiosità è febbrile.

Nella soffitta della Sinagoga vuota e silenziosa, Frantz trova la reliquia del Golem e precipita in un sogno vertiginoso.

Siamo in un altro mondo: è il passato. Il potente rabbino di Praga, il Maharal, costruisce una creatura dal fango e le dona la vita. Il Golem, inconsapevole, travolge e uccide per salvare gli Ebrei e consegna loro un luogo di pace.Golem

Col tempo, i suoi occhi vuoti si animano d’insoddisfazione: la creatura impazzisce, distrugge ogni cosa. Lo ferma solo una bambina, in una piazza. Immergono l’uno nell’altra i loro sguardi ma lei obbedisce all’ordine del Rabbino: dalla fronte del Golem cancella l’Aleph, prima lettera della parola ebraica che il Maharal gli incise dopo averlo creato: la parola EMET, Verità, senza l’Aleph, diventa MET, Morte. Il Golem torna polvere.Aleph

Frantz si risveglia. È giorno. Torna di corsa indietro, dalla bambina candida di cui è segretamente innamorato. Lei gli racconta uno strano sogno fatto quella notte, il sogno di un gigante d’argilla fermo davanti a lei. «Sai», gli dice, «avevo già visto il suo sguardo. Era il tuo». Sulla fronte di Frantz sono incise tre lettere ebraiche: EMET.

Ancora una volta, Orecchio Acerbo ci propone un album che non si rivolge necessariamente ai bambini. Qualcosa della storia colloquia con una parte remota di noi lettori adulti: ha a che fare con il mistero della creazione usurpata dall’uomo, con la dimensione sotterranea ed esoterica della realtà, tutte cose che appartengono all’origine della storia (la leggenda del Golem affonda le sue radici nella Cabala ebraica), ma che la narrazione e i disegni fanno risaltare, amplificano e rilanciano in altre possibili letture, sensazioni, dubbi: qual è la nostra identità? Che rapporto c’è tra verità e morte? Solo una lettera ci separa dalla dissoluzione? Siamo vendicatori, salvatori, portatori di distruzione? Chi siamo diventati?

E sull’abisso dello sguardo di Frantz si abbassa il sipario della storia, mentre un pensiero proibito si affaccia: se solo ci fosse stato un Golem, allora, prima dell’OlocaustoEmet

Frantz e il Golem di Irène Cohen-Janca, traduzione di Paolo Cesari, illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello. Orecchio Acerbo, Marzo 2016.

48 pagine a colori.

Dagli otto anni.

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