Avventurarsi nella bibliografia felliniana è entrare in un mondo di testimonianze, citazioni, scenografie, costumi, fotogrammi, ricordi di giorni mai vissuti e fantasie che si fanno realtà. È lo stesso Fellini a confessarlo, sin dalle prime scene del documentario realizzato da Damian Pettigrew, regista canadese e attivo in Francia sin dal 1990: “sono un gran bugiardo”.
Sì, io i ricordi però guarda che me li invento molte volte. Non riesco più a fare una distinzione con le cose che sono proprio accadute, tanto è vero che mia mamma ogni tanto mi dice: “Ma quando mai tu sei scappato con il circo? Ma quando mai hai fatto…? Ma quando mai sei stato in collegio?” Invece a me pare proprio che è successo, vedi un po’ che cosa vuol dire avere un’immaginazione accesa.
E così invenzione e immaginazione entrano nei ricordi biografici, si confondono e, alla fine, non importa che cosa sia realmente accaduto e che cosa sia stato inventato…
Recentemente un nuovo libro si è aggiunto alla ricca bibliografia felliniana, un libro che non vuole svelare segreti o lanciarsi in nuove interpretazioni critiche, Il mio nome è Federico Fellini (edito da Piccola Casa Editrice) vuole raccontare ai bambini la vita del regista e lo fa immaginando un diario, scritto dall’aprile del 1927 (quindi a partire dai 7 anni, Fellini nasce infatti il 20 gennaio del 1920) al settembre del 1993 (poco prima della sua scomparsa, nell’ottobre di quello stesso anno), nelle cui pagine il regista si racconta con una voce che è sempre chiaramente quella dell’infanzia (non è un caso il sottotitolo: Un uomo grande come un bambino).
Non è certo un’impresa semplice raccontare una vita come quella di Fellini in poche pagine e con un linguaggio adatto ai più piccoli; il giovane autore, Andrea Pallucchini, ha dovuto fare delle scelte e ha trovato un espediente narrativo che accompagna la lettura seguendo il regista nella sua crescita: ogni capitolo del diario, infatti, è firmato con un nome diverso, un soprannome legato a un periodo della vita del regista, a un suo incontro, a un suo lavoro o alla sua carriera.
Non potevano mancare, in un libro su Fellini, delle illustrazioni: Fellini dimostrò sin da ragazzo il suo talento nel disegno, una passione che lo accompagnerà sempre, anche durante la preparazione e lavorazione dei suoi film; nel libro di Pallucchini le illustrazioni sono affidate ad Anna Formaggio che accompagna con ironia e leggerezza le pagine del diario.
Andrea Pallucchini come Fellini è originario di Rimini ed è cresciuto tra gli scaffali della libreria del padre, Libreria Riminese, frequentata dallo stesso regista. Durante gli anni universitari a Milano ha approfondito lo studio sul regista a cui ha dedicato due tesi, ma nel diario, andando oltre allo studio, si sente chiaramente un debito di ammirazione e affetto, un omaggio sentito a un grande maestro.