In previsione dell'arrivo del bel tempo, occorreva decidere i turni per le uscite nel giardino e come dividere gli spazi all'aperto.
Con quell'assemblea, le maestre vollero fare un esperimento di "democrazia partecipata". Spiegarlo ai bambini, far loro capire l'importanza di quanto si accingevano a fare, però, fu difficile.
"Maestra, mi ha detto papà che è semplice decidere. Gioca in giardino chi arriva prima", disse uno dei bimbi. Un altro protesto: "Il giardino è di tutti…". Alla premessa che faceva ben sperare aggiunse: "…quelli che hanno la classe che affaccia direttamente sul prato ", rivendicando una sorta di continuità territoriale.
Anche Marta volle esprimere la sua. Si alzò dallo scranno su cui era seduta, andò a sistemarsi davanti ai compagni disposti ad emiciclo e disse: "A casa quando si tratta di decidere qualcosa ci pensa papà e poi si fa come dice mamma".
Dopo una breve replica delle maestre, la parola passò al dado Marco, addetto a sorvegliare il gioco all'aperto. Con un'ampia consultazione, aveva raccolto il parere di tutti (bambini, maestre e assistenti) e aveva elaborato, componendo tutte le istanze, un decalogo per l'uso comune del giardino. Alla base della proposta, turni giornalieri organizzati prendendo in considerazione attività e esigenze delle singole sezioni. Il dado, però, non ottenne il consenso sperato.
Alla sua destra, si alzò un bambino della sezione dei più grandi e sostenne la necessità di lasciare tutto com'era. "Tocca a noi grandi usare di più il giardino. Gli altri, possono uscire quando siamo a mensa o disegniamo in classe". "Si deve assolutamente cambiare", dissero all'unisono i bambini schierati alla sinistra dell'emiciclo. "Avete una proposta alternativa?", chiese Marco. Tante furono le voci che provarono a dare una risposta ma ciascun intervento contraddiceva quello precedente.
Improvvisamente, alcuni bambini della sezione dei più piccoli, quelli arrivati quello stesso anno, entrarono minacciosi nel salone e, imprecando contro tutti i presenti, si proposero come portavoce di quanti volevano un rinnovamento radicale del sistema. Le maestre cercarono di riportare la calma ma inutilmente.
Era, ormai, l'orario di uscita e si decise di sospendere la riunione. Tutti tornarono a casa (come auspicato nella protesta degli ultimi intervenuti) ma senza che nulla fosse stato deciso.