Christopher è un vero umano: un ragazzo dotato di un’anima vera, orfano dopo aver perso la famiglia in un incendio. Lavora per un ingegnere, Gregory Absalom, creatore dei cosiddetti “automatici”, cioè di androidi. Quelli creati da Gregory, però, sono automatici molto speciali: sono eccentrici, leali e hanno una loro precisa personalità, si distinguono, perciò, dal resto degli androidi esistenti e per Christopher sono dei fedelissimi amici. Tutto sembra procedere normalmente, almeno fino al giorno in cui un devastante incidente porta a galla un incredibile segreto, capace di cambiare la vita del ragazzino per sempre. È proprio in quel momento che inizia l’avventura di Christopher, alla scoperta del mondo e, soprattutto, di se stesso e di che cosa voglia dire poi, in fondo, essere umani.
Il mago di Oz in salsa futuristica
Cuori di Latta di Padraig Kenny, edito da Il Castoro, è un romanzo che ricorda, per l’atmosfera surreale e fantasiosa, il mago di Oz, con tanta buona fantascienza alla Blade Runner e qualche, potente, tocco narrativo alla Tim Burton per quel che riguarda i sentimenti e le relazioni. Una storia che contiene anche parte delle domande filosofiche che si è posto a suo tempo Collodi in Pinocchio, per quanto riguarda la distinzione tra meccanico e umano.
Cosa vuol dire essere umano?
In effetti, i concetti principali affrontati in Cuori di Latta sono due: cosa vuol dire “essere umano” e come possiamo definire l’“anima”. Tutto ruota attorno all’idea della famiglia, delle relazioni, dei ricordi. Difficile, man mano che si va avanti, stabilire una divisione netta tra ciò che può essere considerato “umano” propriamente e ciò che invece è solo e puramente meccanico, soprattutto quando in ballo cominciano a esserci sentimenti di amicizia, affetto, amore.
Un romanzo di formazione
Una storia che spinge i ragazzi a interrogarsi, a esplorare il mondo delle relazioni umane, a farsi domande esistenziali su che cosa ci distingua davvero dalle macchine e che obiettivi dovremmo perseguire in quanto esseri umani. Altri autori hanno affrontato le stesse idee prima di Padraig Kenny, il già citato Collodi, ma anche Lewis Carroll nel suo Paese delle Meraviglie e, appunto, L. Frank Baum ne Il meraviglioso mago di Oz. Identità, memoria, umanità sono i concetti affrontati in questa storia che si colloca perfettamente nel filone del romanzo di formazione.