Di lei si sa ben poco, non si sa dove viva, cosa faccia il resto dell’anno, si sa solo che il 6 gennaio se ne va in giro sulla sua scopa a dispensare ai bambini dolciumi o carbone. Rintracciarla non è stato facile, e solo Dio sa come il mio capo ci sia riuscita. Mi è stato detto di aspettarla in Piazza della Signoria a Firenze … alle 4 di notte … da sola!
È in ritardo, probabilmente è impegnata con i preparativi. Passeggio per riattivare la circolazione delle gambe che mi stanno per congelarsi. Ad un certo punto sento dei passi, si fanno sempre più vicini, sarà lei.
– PSSSSS! PSSSS! Hey signorina, signorina … –
– Sì, sono qui, salve! – grido io.
E lei – Zitta! Non vorrai farci scoprire! O stai alle mie regole o me ne vado – l’accento è toscano, lo capisco da quel “scoprire” con la C aspirata.
– Ok, ok – sussurro – Non s’arrabbi per carità! –
– Quindi tu sei Laura Caponetti … fammi pensare: sì, piuttosto brava come bimba, anche se una volta ti portai del carbone, me lo ricordo –
– Me lo ricordo anch’io, ci restai malissimo –
– Che pretendevi? Avevi dato fuoco alla pantofole della nonna! –
– È stato un incidente … –
– Sì, sì, dicono tutti così –
– Lasciamo perdere – intervengo nella speranza di spostare la conversazione verso un argomento meno imbarazzante:
– Avviciniamoci a quel lampione, non vedo nulla! –
Ci avviciniamo alla luce e finalmente riesco a vederla con chiarezza, è più bassina di me ma si capisce che è una donna energica, ha mani grandi e spalle larghe e due occhi verdi pungenti e vivaci.
Non è poi così brutta, è soltanto anziana.
– Bene – fa lei – Non caschiamo sui luoghi comuni, come vede non ho affatto le scarpe rotte, ma solide scarpe da montanara perché fa freddo. E non porto sottane o robe simili! La scopa, invece, eccola qui –
E mi mostra la sua scopa folta e pesante.
– Ma lei è toscana? – le chiedo.
– No, veneta! Ma certo che sono toscana, non sente come parlo! –
– Infatti, dicevo per questo … – che permalosa – E vive a Firenze? –
– Non dico a nessuno dove vivo, altrimenti voi giornalisti non mi dareste pace. Mica sono fessa come quel Babbo Natale! –
– Allora è vero che c’è rivalità tra voi due?! –
– No, nessuna rivalità, semplicemente, diciamo che evitiamo d’incontrarci e non ci ostacoliamo sul lavoro … –
Adesso la provoco :
– Quindi non le importa che Babbo Natale abbia di recente dichiarato che lei sarebbe nociva per i bambini, visto che per colpa dei suoi dolci in molti finiscono dal dentista … –
– Cos’ha detto? Io nociva? Ma mi faccia il piacere … E allora cosa dovrei dire di tutti quei bambini che mi scrivono per lamentarsi delle sue distrazioni, come, per esempio, quando lascia i giochi e non le batterie che servono a farli funzionare. Dove le trovi le batterie il giorno di Natale con tutti i negozi chiusi? E quando sbaglia i destinatari? E quando mangia tutti i dolci di Natale che trova nelle case? Lasciando le famiglie senza nemmeno un biscottino per la colazione! Potrei scrivere un libro sui pasticci che combina quello lì! –
– Interessante … – faccio io – e lei come distingue un bimbo monello da uno bravo?
– Semplice! Faccio l’esatto contrario di ciò che fa quel tonto di Babbetto. Se lui ad un bimbo lascia molti doni, io lascerò del carbone. Perché anche i bimbi più bravi, sotto sotto, hanno sempre qualcosa da nascondere; ed anche i bimbi più monelli hanno bisogno di un premio di tanto in tanto –
– Geniale! Chi l’avrebbe detto! – questa donna mi sta proprio simpatica.
Chiacchierando si è fatto già quasi mattino e la vecchietta non può farsi vedere in giro:
– Devo andare – dice – E mi raccomando, se mai dovesse incontrare Babbo Natale, si ricordi di quello che le ho appena raccontato, anche lui ha le sue magagne! –
– Va bene, va bene … Buon anno, è stato un piacere conoscerla! –
Non ho il tempo di finire la frase che lei monta sulla scopa e vola via, ma, aspettate … mi ha lasciato un pacchetto … no è proprio una calza: No, il carbone no!!!!! Uffa!