Gary D. Schmidt, Cercando Juno, Il Battello a Vapore
Non è una storia comune, quella raccontata in Cercando Juno, romanzo di Gary D. Schmidt edito in Italia da Vortici, la collana del Battello a Vapore (Piemme) dedicata ai lettori tra gli 11 e i 14 anni.
Cercando Juno racconta prima di tutto un incontro, quello tra Joseph e la sua famiglia affidataria, composta dal dodicenne Jack e dai suoi genitori. Qui, in questo nucleo familiare, senza l’uso di retorica o di parole di troppo, vediamo mettersi in pratica ciò che la parola “accoglienza” rappresenta nel suo significato più vero. Un’accoglienza che guarda al ragazzo che entra in casa, inserendolo nella quotidianità, tra scuola e lavori da svolgere in famiglia, ma sapendone rispettare i tempi, i silenzi, le paure e le necessità.
La storia di Joseph, infatti, nonostante la sua giovane età, non è per niente semplice: a tredici anni è già padre, non ha mai visto la figlia, Juno, data in adozione sin dalla nascita, una nascita segnata dalla morte dell’ancor più giovane madre, il suo grande amore da cui è stato allontanato una volta scoperta la gravidanza.
Della madre di Joseph si sa pochissimo, il padre, alcolista, è un uomo violento che sembra accorgersi del figlio solo quando intravede delle possibilità di guadagno (la madre di Juno, infatti, apparteneva a una famiglia molto ricca). Joseph così è allontanato da casa e, dopo un periodo in riformatorio, è affidato a una famiglia nel Maine.
Una nuova famiglia
Quando il ragazzo arriva nel Maine parla poco e non guarda mai le persona a cui parla. La famiglia di Jack ha una fattoria la cui gestione richiede il lavoro di tutti, così anche il nuovo arrivato si ritrova a partecipare alle attività quotidiane nelle stalle. La mattina presto c’è da dare il fieno ai cavalli, poi ci sono le mucche da mungere e queste, più degli uomini, sembrano avere la capacità di capire di chi ci si può fidare:
“Mio padre disse a Joseph che per quel giorno lui poteva guardare e basta ma che poi avrebbe dovuto darci una mano. Joseph si appoggiò al muro. Quando le mucche si voltarono a guardarlo, non fiatarono. Neppure Dahlia. Continuarono a strappare ciuffi di fieno e a masticare, come facevano di solito. Era segno che, per loro, Joseph era un tipo a posto”.
Tra tutte le mucche, Joseph si avvicina a Rosie e tra i due si crea un legame speciale, tra una carezza di lui e un muggito di risposta; sebbene all’inizio mungere non sia per niente facile, il contatto con lei e il latte che comincia pian piano a riempire il secchio sono un po’ un primo contatto con una vita che può ricominciare.
Eppure le ferite del passato sono sempre lì e quando il padre affidatario passa dietro alle spalle di Joseph questi ha una reazione che dice tutto:
“Joseph fece un salto come se gli fosse esploso qualcosa sotto. Il secchio si rovesciò di nuovo, e pure lo sgabello, e Rosie muggì i suoi muggiti di paura, e Joseph rimase pietrificato con le mani alzate e la schiena contro la parete; e anche se di solito non guardava in faccia nessuno, adesso ci fissava con il respiro corto e affannoso, come se nel mondo non ci fosse più aria per tutti!”.
“Io stavo dalla sua parte e lui dalla mia”
Joseph e Jack poi vanno a scuola insieme, aspettando, al buio e al gelo, lo scuolabus che porta alla scuola media di Eastham. Quando l’autista, il signor Haskell, appena lo vede gli chiede se sia lui il ragazzino che ha una figlia, Joseph tace e scende dal bus prima che questo riparta, Jack lo segue subito dopo e i due vanno a scuola a piedi.
Jack non ci pensa un attimo prima di scendere dal bus e dal quel momento è chiaro che lui è dalla parte di Joseph e sempre da quella parte resterà. Ma qui siamo solo all’inizio di un libro bello, dalla scrittura misurata e intensa allo stesso tempo, che non vi svelo oltre per lasciarvi tutto il piacere della lettura (ok, vi rivelo un’altra cosa: tenete vicino dei fazzoletti).
Un libro che ci ricorda che cosa vuol dire avere qualcuno dalla propria parte, ed essere dalla parte di qualcuno. Ne abbiamo bisogno tutti.