Una rubrica per conoscere le pietre-parole di una casa editrice
Pensate di essere davanti a una casa. Non una casa qualunque, nessuna casa è una casa qualunque, ma questa volta si tratta di una casa veramente speciale, fatta di storie e fatta di parole. Fatta di scelte. Questa casa è una casa editrice.
Per quanto ci siano muri ben spessi, tetti, grondaie e fondamenta, una casa editrice non finisce mai di essere costruita. Ogni anno c’è fermento e lavoro – si amplia il porticato, si aggiunge un piano di sopra, si ristruttura la soffitta – e questo perché quando qualcuno voglia entrare, riconosca i colori che lo circondano, il valore dato alle cose, la bellezza e il sentimento delle linee che attraversano gli spazi, insomma perché possa sentirsi a casa.
A casa editrice, appunto.
Nel 2010 le Edizioni Margherita hanno pubblicato La casa nel tempo di Roberto Innocenti con testi (aggiunti alle immagini) di Roberto Piumini.
Là c’era, all’inizio, un piccolo testo che ricordava il rapporto tra pietre e parole – non parole come pietre, che possono far male, ma pietre che sono parole, una casa che è una storia in quanto muro, costruzione, volto in movimento attraverso tempo e stagioni e sentimenti.
Per vedere e interpretare una casa editrice forse basterebbe sfogliarne il catalogo, ma ci sono altre pietre-parole che hanno costruito e costruiscono una casa editrice, le pietre-parole che sono i pensieri d’infanzia, i luoghi del destino, i ricordi, le delusioni, i desideri di chi in casa editrice lavora e realizza se stesso.
Ecco, sono quelle le pietre-parole con cui ci piacerebbe dire, un giorno:
ah, finalmente … casa dolce casa!