"C’era una volta una bambina tanto dolce e carina, e siccome non voleva indossare che una mantellina col cappuccio rosso, tutti la chiamavano: Cappuccetto Rosso.”
Immagino che chiunque abbia sentito questo incipit, in un modo o nell’altro, almeno una volta nella vita. Grandi e piccini, intendo.
Già, perché quando un bambino chiede: «raccontami una favola», se non è lui a chiedere espressamente quale favola voglia ascoltare, io credo che una delle prime a venire in mente sia proprio Cappuccetto Rosso.
È una di quelle favole che, come ricordavo anche nello scorso articolo, nessuno si è preoccupato troppo di edulcorare. E per fortuna.
Mi chiedo, infatti, come mai per altre storie qualcuno si sia tanto preoccupato di eliminare particolari da considerare spaventosi, quando invece quello che un bimbo nota, è ben altro.
Non vorrei dare la colpa alla Disney, per cui ci sarebbe un articolo molto più lungo da scrivere, ma andiamo oltre.
È vero, c’è forse un piccolo particolare macabro della cui esistenza non abbiamo mai avuto il piacere di essere certi, ma io credo che, alla domanda: «e il lupo muore?» la risposta ricevuta sia sempre stata un risonante e privo di dubbi «sì».
Non voglio stare qui a spiegarvi la morale, in questo caso è così semplice dedurre quale sia il senso nascosto dietro a tutto, che c’è bisogno di specificarlo, ma vorrei come al solito ringraziare i Grimm per aver avuto l’accortezza di farci arrivare una cosa tanto preziosa e importante.
Di questa favola io ho sempre ammirato il carattere.
Cappuccetto Rosso è una bambina coraggiosissima.
Insomma, immagino che chiunque, camminando solo nel bosco, anche senza sapere quali sono i mille pericoli che vi si insinuano, avrebbe paura incontrando un brutto muso di lupaccio.
È vero anche che, se nessuno ci mette in guardia, abbiamo la tendenza ad accettare le caramelle dagli sconosciuti, ma certi sconosciuti non si nascondono platealmente dietro una pelle di lupo e una fila di denti aguzzi pronti a darti un morso.
Cappuccetto Rosso invece guarda dritto in faccia un brutto muso e lo saluta con educazione, non credete che sia straordinario?
Ma non finisce qui. Perché nonostante la sua giovane età, la piccola sa accorgersi delle cose sospette, pur non avendo la prontezza di evitarle. E comunque si riscatta subito: è lei che aiuta il cacciatore a far fuori il lupo, con un’idea geniale.
Cappuccetto Rosso non piange dopo aver avuto una brutta avventura, ma impara subito dai suoi errori e va avanti, mettendo in pratica gli insegnamenti.
Non solo i bambini dovrebbero trarre ispirazione da lei, ma anche i grandi.
È chiaro poi che il comportamento della bimba non sia encomiabile, ma non è da tutti ammettere subito i propri errori e cercare di porci rimedio con velocità.
Dunque, se ancora non ve ne foste accorti, oltre alla raccomandazione che si deve ascoltare chi ha più esperienza di te, altrimenti si rischia di incappare in grossi guai, Cappuccetto Rosso ci regala un bellissimo esempio da assimilare e portare con noi sempre.
Ecco, le favole sono anche tutto questo.
Ci sono molti elementi da non prendere sotto gamba e, come tante cose che fanno parte del mondo dell’infanzia, guardarci da un nuovo punto di vista, come adulti, può essere davvero utile.
Non so se è perché, come dicevano le mie maestre alle elementari, ho sempre avuto una grossa sensibilità nei confronti delle cose, ma per me è stato importante ascoltare certi racconti, che possono sembrare insulsi, ma sanno insegnare davvero tanto.
In questa versione della favola, inoltre, abbiamo un finale alternativo.
Ho anche sentito dire che c’è una versione priva di lieto fine, ma io mi fido dei Grimm e mi rifaccio a questa lettura che lascio anche qui per voi.
Siete pronti a scoprire tutto quello che di Cappuccetto Rosso ancora non sapete?
Basterà fare click nel link qui sotto e sarete accontentati!