Quanti di voi avranno avuto un peluche preferito, durante l'infanzia?
Io scommetto che ce l'hanno avuto tutti. E non fate finta di niente, che anche quelli che fanno i duri nascondono dietro la schiena il loro orsetto Teddy. Scommetto, poi, che anche che i nostri cari kiddos hanno certamente il loro animaletto di pezza che li accompagna e che li protegge durante le terribili notti di solitudine nella propria cameretta.
Confesso: da bambina ero terrorizzata all'idea di dover stare sola in una stanza al buio. E questo perché ero certa che si nascondesse un esercito di cose orribili negli angoli che non potevo vedere, e mostri tremendi nello spazio sotto il mio letto.
Però, si sa. Arriva un momento nella vita di ogni bambino, in cui ci si deve far coraggio e affrontare quell'enorme spazio chiamato "la propria stanza", per lasciare che la mamma e il papà dormano tranquilli nel loro letto.
Anche perché, a un certo punto, non si è più della dimensione di un fagotto. Soprattutto, se poi, si ha un sonno agitato. Insomma: si rischia di far passare una notte insonne a due persone su tre, e si creano delle difficoltà. Specialmente se quelle due persone su tre, il giorno dopo devono affrontare una giornata di lavoro.
È per questo che un vero kiddo deve imparare presto ad affrontare le proprie paure. Per farlo, spesso, si ha bisogno di un piccolo aiuto, che renda le cose meno difficili.
Io avevo scelto due cose: il mio scudo infallibile, che mi aiutava ad evitare i mostri, e cioè una lucina che illuminava con una luce fioca fioca la stanza, ma almeno mi permetteva di tenere sotto controllo tutti gli angoli bui; e un fido scudiero, Pongo, il mio orsetto di peluche.
Pongo è arrivato quando avevo otto anni, e dopo quel momento siamo divenuti inseparabili. Mi seguiva nei viaggi, e mi ha seguito per tutta la vita. Tanto che ora l'ho portato con me, dopo essere andata via dalla casa di mamma e papà, per potermi creare la mia vita e la mia famiglia.
Pongo, però, ha fatto parte della mia famiglia da sempre, e ora conserva un posto d'onore su una sedia in camera da letto.
E lo so che potrebbe non sembrare completamente normale tutto questo, ma da una che a ventisette anni legge ancora libri per bambini e adolescenti, che cosa potete aspettarvi?
Bene, tutta questa premessa era per presentarvi due miei carissimi amici, a cui sono molto affezionata dall'età dell'adolescenza.
Loro si chiamano Calvin e Hobbes e sono i protagonisti di una serie di strice a fumetti scritte e disegnate dal geniale fumettista Bill Watterson.
Calvin è un bimbo di sei anni, e Hobbes è la sua inseparabile tigre di pezza. Insieme i due vivono una serie infinita di avventure, tutte prodotte dalla portentosa immaginazione del piccolo Calvin, che proietta sé e il suo amico in mondi incredibili, a combattere contro gli alieni, a sventare crimini intergalattici, a fare dispetti. Gli altri due protagonisti del fumetto sono la mamma e il papà, dei quali spesso vediamo solo ed esclusivamente le lunghe gambe, perché la storia è tutta scritta dal punto di vista del piccolo Calvin. Ci sono, poi, nel corso della storia, altri personaggi importanti che sono: Susy, la piccola antagonista di Calvin;
Le ambientazioni sono semplicissime: la casa e soprattutto la cameretta di Calvin, il giardino e altri pochi ambienti fanno da sfondo agli eventi mirabolanti che accompagnano le storie di questa coppia inseparabile.
Hobbes vive solo grazie alla fantasia del piccolo Calvin, infatti nelle scene in cui sono presenti la mamma o il papà, conosciamo la vera natura della tigre di pezza.
Non c'è poi che da lasciarsi trasportare in questi viaggi incredibili e meravigliosi.
I fumetti della serie raccolgono una serie di strisce, scritte su un tema, che è sottolineato dal titolo dell'albo.
Calvin & Hobbes, amici immaginari che diventano reali.
Quanti di voi hanno avuto un peluche preferito nell'infanzia? Scommetto su tutti. E non fate finta di niente, nascondendo dietro la schiena l'orsetto Teddy
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- Pubblicato il 4 Aprile 2013