Ci sono alcune caratteristiche da cui non si può prescindere per essere annoverati tra i monelli. Certo l'essere ribelle e irriverente è una conditio sine qua non ma anche il gusto per l'avventura è tra le skills da possedere per candidarsi a questa speciale categoria.
Il monello-tipo, difatti, è generalmente piuttosto vagabondo: spesso sfugge al controllo dell'adulto e si lancia in gite fuori porta che alla fine si rivelano esperienze preziose (da Ciuffettino a Tonino a Little Nemo, ne abbiamo viste di tutte i colori).
Sul podio dei monelli con la passione per il vagabondaggio troviamo senza dubbio alcuni personaggi nordici femminili, tra cui la svedese Pippi e la danese Bibi.
Libere, indipendenti, fuori dagli schemi, generose e amanti della natura e degli animali, entrambe sono orfane di madre e forse per questo hanno una forza di carattere tale da renderle speciali.
Se Pippi vive sola a Villa Villacolle in compagnia di una scimmietta e di un cavallo, Bibi è specializzata in fughe in treno: grazie al padre, che è un capostazione, la bambina ha la possibilità di viaggiare senza biglietto per tutta la Danimarca.
Per Bibi star ferma in posto è un calvario:
"Bibi se lo sente nelle dita dei piedi e nei capelli che fra poco sparirà. E' come se di colpo le spuntassero le ruote sotto i piedi e una sirena di locomotiva sulla testa. Se non si sbriga, il treno parte, e allora lei morirebbe. Proprio così. Morirebbe"
Le somiglianze tra le due monelle del Nord prendono le mosse proprio dalle comuni esperienze delle loro autrici, Astrid Lindgren e Karin Michaëlis, due donne rivoluzionarie, impegnate socialmente e politicamente, che, con le loro eroine, capovolsero i modelli educativi del tempo e il ruolo della donna. Per la loro carica anticonformista, Pippi e Bibi destarono infatti forte preoccupazione: mentre Pippi non trovò immediata pubblicazione e fu inizialmente bistrattata dagli editori, tutte le copie di Bibi furono messe al bando e bruciate dai nazisti in Germania (ma fortunatamente sfuggirono alla censura fascista).
Pubblicata per la prima volta nel 1929, la serie di Bibi (in sei libri) fu tradotta in 23 lingue e in Italia edita da Vallardi tra il 1933 e il '41 con i titoli: Bibi, una bambina del Nord, Bibi e il suo grande viaggio, Bibi ha un amico, Bibi e le congiurate, Bibi di sorpresa in sorpresa, Bibi si fa contadina.
"Caro Papi, mi sento come un cassetto che non si chiude tanto è pieno. Credimi, mi sono guardata intorno e ho visto talmente tante cose che di certo al mondo me ne restano ben poche da scoprire".
Anche se dai vestiti che indossa e dai suoi modi da maschiaccio non si direbbe, Bibi in realtà ha origini nobili: la sua mamma era una contessa che, scegliendo di sposarsi con un capostazione, si inimicò i suoi aristocratici genitori, i conti di Klinteborg, due "signori grigi" snob e aristocratici che Bibi si rifiuta di riconoscere come nonni.
Tuttavia, la piccola si troverà nella condizione di dover scegliere se andare in un collegio in Svizzera o dagli odiati parenti a Klinteborg. Opterà per la seconda strada, ma nuove avventure la coglieranno di sorpresa: visiterà l'Europa, viaggerà con le sue amiche e col suo fidanzato americano, e alla fine (nell'ultimo libro) deciderà di diventare una contadina, realizzando in parte il suo sogno di fare la veterinaria e non rinunciando alla libertà e all'indipendenza che l'hanno resa un modello per tante giovani lettrici:
"Si può misurare la libertà in chilometri" scriveva Karin Michaëlis "questa comincia col mettersi in movimento e coll'uscire dallo spazio geografico e sociale. In seguito si passerà dalla libertà di movimento alla libertà di fatto"