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La musica che il bambino ha nella mente… e non lo sa

In realtà, il bambino ci spiazza: non è nè Vivaldi o Mozart né Rock o Dance. Il bambino è Jazz.
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Bambini, ragazzi e adolescenti sono fonti inesauribili di storie perché é loro caratteristica il non adeguarsi semplicemente alla realtà.

Anzi.

Il bambino lotta con la realtà per piegarla, se possibile, ai suoi desideri, che per lui sono bisogni.

Ma non solo. Il bambino si proietta costantemente nella realtà e nello stesso tempo "oltre" la realtà per affermare il valore più alto, l'unico che in qualche misura conosca davvero: se stesso. Perché il vero bambino "si vive", sì, ma anche, e continuamente, "si sogna". In lui quello che è e quello che potrebbe essere convivono sempre.

Ma dicendo e ripetendo queste cose ci stiamo solo comportando da adulti, cioè cerchiamo di ingabbiare il bambino entro categorie logiche, ordinate.

Visto da vicino, in realtà, il bambino ci spiazza: non è un musicista che esegue una partitura musicale del tutto prevedibile perché scritta e completa.

Il bambino improvvisa.

Il bambino non è nè Vivaldi o Mozart né Rock o Dance. Il bambino è Jazz.

Il che significa, intanto, che chi vuole stare bene insieme al bambino e al ragazzo dovrebbe ascoltare molto Jazz, che, lo ricordiamo, è la famosa musica di cui si dice in una canzone di Paolo Conte: "Le donne non amano il Jazz, (perché) non si capisce il motivo".

Ed ecco spiegata la ragione per cui le mamme sono più in difficoltà dei maschi, nel crescere i bambini, ragazzi e (soprattutto) adolescenti.

Comunque: spesso dei bambini, ragazzi e adolescenti non si capisce il motivo, cioè la loro melodia dominante. Insomma: la canzone che vogliono suonare al mondo.

Spesso e per lo più non la conoscono bene neppure loro, e infatti si sentono stonati.

Provano allora a intonarsi, ad adeguarsi (che fatica, da adolescenti, inserirsi nel coro!).

Prevale sempre, tuttavia, in loro l'improvvisazione, che è una pratica musicale che se non ci credi è piuttosto tormentosa. Essa, infatti, non è "suonare a casaccio", come a volte può sembrare a un ascoltatore poco abituato. Suonare a casaccio, lo sappiamo tutti, stanca subito e lascia solo la sensazione di aver fatto una cosa brutta.

Improvvisare, invece, nel Jazz è un'arte, esattamente come nella vita.

E questo, infatti, è un vero adulto: uno che giorno per giorno improvvisa (anche se non lo ammetterà mai, anche se per lo più non lo sa) e che (se sta bene nella sua pelle) ci crede, cioè si entusiasma per la prontezza con la quale ha saputo interpretare la realtà in piccole, di solito, o grandi cose. Perciò non fa prediche, non ha ricette da vendere e alle quali adeguarsi lui per primo, ma cerca ogni giorno di suonare buona musica.

Perché un adulto non è né Vivaldi né Rock: è semplicemente buona musica e stargli vicino è piacevole.

E non dimentichiamo: nonostante i tanti appelli di oggi (per lo più sciocchi) all'essere originali, la verità è che chi improvvisa, in una banda Jazz, non è neppure un asociale, ma uno che si fa dare l'accordo dagli altri, condivide con loro un motivo di partenza e subito lo trasforma in occasione per creare qualcosa: se questo qualcosa "funziona" se ne accorgono subito tutti, lui compreso. Se non funziona lo si lascia cadere, e tutti sanno, senza farsi troppe domande, perché.

In questo "funzionare" c'è una logica rigorosa come quella matematica, e ancora di più.

Siamo macchine molto precise, in realtà. Per questo stiamo bene e facciamo star bene gli altri, quando impariamo a suonare buon Jazz.

 

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